Erano già saliti su un tetto. Era quello del teatro Sangiorgi di via Sangiuliano. Da venerdì le maestranze del Bellini – portieri, caldeisti, movimento scene, facchinaggio, falegnami, pittori e autisti – hanno ripreso la protesta con forza, salendo sul tetto del teatro, casa della lirica catanese. Sono in 28, tutti quelli che aspettano il rinnovo del contratto. A tempo indeterminato era la richiesta iniziale, «ma ormai sarebbe un successo anche l’ennesimo rinnovo annuale», spiega Salvo Agosta, portavoce dei manifestanti. «Rimarremo qui fino a quando non avremo i contratti nelle nostre mani».
Il nodo resta sempre lo stesso: precari da almeno 15 anni, ma c’è anche chi arriva a 20 anni. Chiedono alla Regione una stabilizzazione. Prima erano state le difficoltà economiche di Palermo a rinviare la soluzione, poi però la finanziaria, dopo numerose traversie è stata approvata e ad agosto ha ricevuto anche il via libera dal commissario dello Stato. I lavoratori avevano visto un raggio di sole. «Al Bellini sono stati destinati 14 milioni e 600mila euro, i soldi ci sono», spiega Agosta. Poi, però, è subentrato un altro ostacolo: il blocco delle assuzioni alla Regione. «Ma si riferisce a lavoratori che hanno un rapporto con l’ente successivo al 2009, noi lavoriamo per il teatro da anni», precisa il portavoce delle maestranze.
Il gruppo ha inizialmente creduto alle promesse di Harald Bonura, vicepresindente del teatro e uomo vicino al sindaco Enzo Bianco, che ieri ha manifestato con un comunicato il suo impegno per risolvere il caso. «Bonura ci aveva detto che lunedì scorso avrebbe chiesto ufficialmente una deroga al blocco delle assunzioni – spiegano i lavoratori – invece venerdì abbiamo saputo che la lettera non era stata né firmata né mai inviata, quindi abbiamo deciso di salire sul tetto e se la situazione non si sblocca passeremo sui cornicioni». Interviene anche Antonio Santonocito, segretario regionale Snalv – Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori e Vertenze aderente alla ConfSal: «I lavoratori contano moltissimo sul sindaco e le sue parole fanno ben pensare che abbia già qualche asso nella manica per una risoluzione definitiva e soddisfacente per tutti. Sono molto stanchi della situazione e non hanno voglia di lasciare il presidio fino a quando non avranno le risposte che si aspettano e quindi un nuovo contratto di lavoro».
Le maestranze si sentono abbandonate anche dagli orchestrali. «Hanno iniziato le prove tranquillamente mentre noi siamo sul tetto, nessuno è salito a portare un minimo di solidarietà. Eppure noi, dopo 20 anni, ci sentiamo loro colleghi».
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