PER ORA – COME ABBIAMO GIA’ ACCENNATO NEI GIORNI SCORSI – E’ SOLO UN’INDISCREZIONE. IL PRESIDENTE DELLA REGIONE, ANCHE SE ESPRESSIONE SOLO DI UNA MINIMA PARTE DEI SICILIANI, FAREBBE BENE A FARE CHIAREZZA
La notizia l’abbiamo anticipata come indiscrezione nei giorni scorsi: il Governo regionale, pur di ottenere 518 milioni di euro da Roma per fronteggiare l’emergenza finanziaria, avrebbe rinunciato ai contenziosi in corso da anni davanti a una Corte Costituzionale che, in realtà, ha sempre trattato male la nostra Regione.
Ricordiamo che il contenzioso tra Stato e Regione dura da decenni. E riguarda una miriade di questioni, in alcuni casi mai definite, in altri casi mai affrontate.
Ricordiamo l’applicazione degli articolo 36,37 e 38 dello Statuto autonomistico della nostra Isola. E, di recente, il contenzioso – del quale abbiamo parlato nei giorni scorsi – sugli accantonamenti forzosi operati dallo Stato in danno del Bilancio regionale 2013 (915 milioni di euro) e del Bilancio regionale di quest’anno (un miliardo e 50 milioni di euro circa).
C’è anche il contenzioso – piuttosto grosso – sulla sanità. Che nasce con la legge Finanziaria nazionale del 2007, quando si stabilisce che, in tre anni, la quota di compartecipazione della Regione alle spese sanitarie sarebbe passata dal 42 per cento circa a oltre il 49 per cento. In pratica, 600-700 milioni di euro all’anno a carico della nostra Regione.
Dal 2009, in cambio di questo maggiore esborso, la Regione avrebbe avuto diritto a una quota delle accise sui consumi di carburante. Previo parare della Conferenza Stato Regioni.
Il fatto è che, dal 2009 ad oggi la questione non è stata mai trattata dalla Conferenza Stato Regioni. Sembra perché in attesa di strani pareri della Corte Costituzionale.
Insomma i soliti vergognosi arzigogoli romani per fregare i siciliani.
Sulla vicenda è in corso un contenzioso davanti la Corte Costituzionale. Questo contenzioso c’è ancora o il Governo regionale di Rosario Crocetta ha rinunciato in cambio di 518 milioni di euro “pochi maledetti e subito?”.
Per carità, noi non abbiamo mai avuto fiducia nella Corte Costituzionale. E’ un organo di rilevanza costituzionale nato per massacrare l’Autonomia siciliana. Non a caso uno dei primi pronunciamenti della Consulta, nel 1957, ‘inghiottì’ viva l’Alta Corte per la Sicilia, segnando l’inizio della fine dell’Autonomia conquistata con il sangue dei separatisti siciliani.
Ma un conto è lottare, anche avendo contro una Corte Costituzionale che non ha mai amato l’Autonomia siciliana e, in generale, le Autonomie del nostro Paese; altra e ben diversa cosa è arrendersi.
Su questo delicato argomento il Governo regionale di Rosario Crocetta farebbe bene a fare chiarezza. Magari con una conferenza stampa.
Noi crediamo che i siciliani abbiano il diritto di sapere se è ancora in piedi il contenzioso con lo Stato sugli articoli 36,37 3 38 dello Statuto. Sugli accantonamenti del 2013 e di quest’anno operati unilateralmente dallo Stato. E, soprattutto, sulla questione sanità.
Certo, ci rendiamo conto che il presidente Crocetta è stato votato da appena 617 mila e 73 elettori siciliani (13,8 per cento circa), su una popolazione di aventi diritto al voto pari a 4 milioni e 426 mila (dati elettorali regionali 2008). Quindi con una così bassa legittimazione democratica e popolare può anche evitare di confrontarsi con il popolo siciliano, visto che ne rappresenta solo una minima parte.
Però su un argomento del genere il governatore farebbe bene a far prevalere la dignità politica e istituzionale, facendo chiarezza. E farebbero bene anche i parlamentari di Sala d’Ercole a chiedere al Governo conto e regione su questa trattativa romana.
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