M5s-Pd, cosa votano i deputati siciliani su Rousseau Foti sì, Trizzino . Cancelleri sogna da sottosegretario?

Da nemici ad alleati il passo non è breve, ma soprattutto è imbarazzante. L’attesa del voto su Rousseau in casa cinquestelle non è esente da tensioni. Sulla piattaforma on line gestita dalla Casaleggio Associati, oggi si stabilirà se il Movimento fondato da Beppe Grillo e guidato da Luigi Di Maio potrà consacrare nelle aule parlamentari la convivenza con il Partito democratico, dando vita a un nuovo governo e un futuro alla legislatura iniziata a marzo dello scorso anno. A fare da testimoni a questa unione – chiamarlo matrimonio sarebbe impensabile anche per i più acerrimi sostenitori della realpolitik – saranno oltre centomila iscritti. Molti dei quali avrebbero più di qualcosa da dire prima di tacere, se non per sempre, perlomeno per un po’ di tempo. 

La base pentastellata, tanto sui social quanto nei bar, prende posizione sull’alleanza con il Pd. In molti ricordano come fino a pochi giorni fa i dem fossero considerati i responsabili delle peggiori nefandezze, comprese quelle distorte dall’eco social come nel caso dell’inchiesta sugli affidi a Bibbiano. Tra i portavoce politici si registrano più equilibrismi. Se a livello nazionale c’è chi non ha esitato a far trapelare il proprio favore al nuovo governo – come il senatore Mario Giarrusso, che ha rilanciato il post del sottosegretario Manlio Di Stefano -, tra i deputati regionali sono molti quelli che hanno preferito togliere le spunte dalle app di messaggistica ed evitato di rispondere alle telefonate.

L’invito generale è ad avere un profilo basso, cercando di mantenersi equidistanti dal tema. Ufficialmente per evitare di condizionare il voto degli attivisti, ma in realtà anche perché non è semplice comprendere quali potranno essere gli scenari interni al Movimento dopo il voto su Rousseau. Tuttavia c’è chi accetta di pronunciarsi. È il caso di Angela Foti. La deputata acese voterà a favore della nascita del governo con il Pd. «Il momento che sta vivendo il Paese è delicato e merita un’assunzione di responsabilità istituzionale – commenta -. In ballo non c’è un’alleanza elettorale, quella mai c’è stata e mai ci sarà, bensì un accordo per riuscire a dare all’Italia innanzitutto una legge finanziaria, perché l’ipotesi di un esercizio provvisorio per uno Stato è impensabile». 

Da Foti, dunque, l’invito a fare sintesi tra le istanze dei due partiti così da trovare una quadra che possa portare lo Stivale almeno al nuovo anno. «Vanno negoziati i programmi, con la consapevolezza che in molti temi si possono trovare punti di contatto tra noi e loro – continua -. Poi, si potrà anche pensare ad andare al voto, con una legge elettorale che magari non rischi di ripresentare lo scenario attuale». Al centro della contrattazione potrebbero esserci anche eredità importanti del governo M5s-Lega, come i decreti sicurezza. «Rivedere alcuni passaggi come già segnalato dal presidente Mattarella può essere il punto d’incontro», assicura Foti.

Chi invece rimarca la necessità di continuare l’attività di governo, indipendentemente dalla caratura dell’alleato, è il deputato trapanese Sergio Tancredi. «Cosa voterò? Chiaramente sì. Dobbiamo finire il lavoro iniziato, che sia con la Lega o con il Pd per me cambia poco. Si può rivedere ciò che ci è stato imposto da Salvini, ma per il resto il nostro programma contiene molte cose che il Pd da anni dice di voler fare. Solo che finora non le hanno mai fatte, adesso ne avranno la possibilità».

Scovare chi invece si opporrà all’unione con i dem è impresa più difficile. Anche se a guardare bene tra le righe dei post che in questi giorni si sono succeduti sui social qualche indiziato lo si trova. Il palermitano Giampiero Trizzino, per esempio, non ha mancato di sottolineare le distanze in maniera di tutela ambientale che ci sono state sin qui tra M5s e Pd. «Qualora si dovesse stipulare un contratto di governo M5s-Pd sono necessarie almeno due condizioni: che il partito di Nicola Zingaretti non sia quello di Matteo Renzi, che Giuseppe Conte e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa restino al loro posto». Trizzino, che a domanda diretta sull’intenzione di voto si trincera dietro un no comment, si sofferma sulla tempistica con cui è stata indetta la consultazione su Rousseau. «Per me andava fatta prima di trattare con il Pd. Adesso invece ci ritroviamo in una situazione un po’ particolare – commenta il deputato – Praticamente gli iscritti di un partito potrebbero azzerare quanto fatto dal presidente della Repubblica, che solo dopo avere sentito i vertici del M5s ha dato l’incarico a Conte di formare un nuovo governo».

Nella folta schiera di chi non si pronuncia spicca poi il nome di Giancarlo Cancelleri. L’ex candidato alla presidenza della Regione e tra i più vicini a Luigi Di Maio ieri è stato a Roma, per incontrare il capo politico del M5s, la cui leadership potrebbe essere legata a doppio filo all’esito del voto on line. A meno di una clamorosa revisione delle regole interne ai cinquestelle, con l’introduzione del mandato zero anche per i parlamentari nazionali, per di Maio la vittoria del no e la conseguente fine della legislatura coinciderebbe anche con l’uscita di scena da Montecitorio. Stando ai bene informati, la presenza di Cancelleri nella Capitale sarebbe scaturita non solo dalla volontà di mostrare il proprio sostegno al vicepremier: in ballo per lui ci sarebbe infatti la possibile nomina a sottosegretario. Un’ipotesi, questa, che se confermata toglierebbe i dubbi sulle intenzioni di voto del deputato nisseno.

Simone Olivelli

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