M5s: flop in Sardegna e nuove regole, parla Trizzino «Non temo deriva a destra, una parte resta di sinistra»

Mancano tre mesi alle elezioni Europee e dopo la batosta elettorale in Sardegna nel Movimento 5 stelle si apre una fase di dibattito e confronto. Lo stesso vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato delle novità nelle regole interne al movimento. Mentre per la prima volta c’è chi, la senatrice sarda Paola Nugnes, ne mette apertamente in discussione la leadership. «Onestamente avere dubbi sul ruolo di Di Maio mi pare esagerato». A commentare a MeridioNews il quadro che si sta delineando è Giampiero Trizzino, deputato regionale del Movimento, al suo secondo mandato. Avvocato e convinto ambientalista, Trizzino rappresenta il riferimento per l’anima più di sinistra degli attivisti e dell’elettorato pentastellato nell’Isola. 

Trizzino, quanto pesa l’azione del governo gialloverde nel risultato in Sardegna?
«Un peso sicuramente ce l’ha, chiunque governa perde fisiologicamente consensi. Basta ricordare Renzi».

Chiunque, meno Salvini in questo momento.
«Io Salvini non l’ho mai sopportato, ma rispetto a lui stiamo mantenendo una distanza. Su tutti i territori ci presentiamo come antagonisti di Salvini. E a Roma secondo me non stiamo lavorando male».

Non crede che il vostro elettorato percepisca un Movimento che sta virando a destra?
«Se fosse così, sarei il primo a essere preoccupato, ma non vedo questa deriva, quindi non ho paura di questo scenario».

Ma dentro il Movimento 5 stelle cosa resta delle istanze dell’ala più a sinistra?
«Credo che il Movimento continui ad avere un bacino di voti a sinistra, una parte è e resta di sinistra. Le battaglia sull’ambiente col ministro Costa e anche sul reddito di cittadinanza sono di sinistra».

L’elettore di destra vota l’originale, cioè Salvini come ricordava ieri il presidente Musumeci, mentre l’elettore di sinistra è scappato dal M5s. Si può spiegare così il vostro recente calo di voti?
«A me sembra una lettura semplicistica. Alle Regionali il Movimento non è mai andato fortissimo. Alle Politiche il voto è più libero, mentre alle Regionali dipende molto dal candidato e dal lavoro fatto negli anni precedenti: Giancarlo Cancelleri in Sicilia è andato bene, ma veniva da cinque anni di opposizione. In Sardegna non c’eravamo. Il confronto, piuttosto, andrà fatto in elezioni Regionali dove negli ultimi anni siamo stati presenti nei consigli, come in Piemonte. E poi, inutile nasconderlo, il vero test saranno le Europee». 

Di Maio ha annunciato delle novità. Lei cosa cambierebbe dentro il Movimento?
«C’è un problema di struttura organizzativa sui territori. I meetup dovrebbero diventare luoghi in cui si forma la classe politica che sta sui territori».

Sentire parlare di classe politica suona strano per un Cinque stelle. Non c’è più la paura di diventare professionisti della politica, definizione che avete sempre osteggiato?
«Io credo che serva una scuola politica, perché un politico deve essere preparato su una serie di argomenti tecnici, a cominciare dal diritto. Noi siamo sempre stati contro i politici di professione, fa parte del nostro dna».

Ma tra le regole da mettere in discussione nei prossimi mesi potrebbe anche esserci questa.
«Non sono io a dovermi pronunciare, questa è una cosa che dovrebbe decidere la base, io non dirò mai “datemi la terza possibilità”».

È d’accordo con la possibilità di fare alleanze con liste civiche a cominciare dalle prossime Amministrative?
«Io sono uno della vecchia guardia, cresciuto in un movimento che diceva “nessuna alleanza”, mi risulterebbe strano, ma tante cose sono cambiate e non pongo paletti».

Salvo Catalano

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