Sono 16 i candidati selezionati tra gli oltre 70 che avevano presentato domanda nel mese di gennaio, per far rivivere a Palermo l’antico mestiere dei lustrascarpe. Tra loro 12 uomini e 4 donne, età media 40 anni compresa tra i 21 e i 60 anni, nella maggior parte dei casi diplomati o con attestati di istituti professionali. C’è persino un laureato in Scienze Politiche, Fabrizio Isabella, 37 anni; un odontotecnico Vincenzo Croce, 25 anni; un ex agente pubblicitario, 60 anni, e due padri di famiglia che hanno perso da poco il posto lavoro, di 41 e 45 anni, ma che desiderano rimettersi in gioco. Tra le donne, Antonella Framaggiore, 50 anni e pure la figlia di un lustrascarpe, Enza Lo Giudice, 48 anni. Provengono da tutte le parti della Sicilia, a eccezione di un giovane di Foligno che parteciperà come gli altri ai corsi di formazione, ma che ancora non ha sciolto la riserva.
Questo alcuni dei volti dei protagonisti, selezionati da Confartigianato per il progetto Shoeshine 2.0, che oggi pomeriggio si riuniranno davanti a un notaio palermitano per dare vita alla cooperativa. Il numero esatto dei vincitori del bando, ad ogni modo, si conoscerà solo oggi pomeriggio dopo la firma perché, nel frattempo, alcuni dei candidati potrebbero aver trovato altra occupazione. Nelle prossime settimane prenderà così corpo il progetto con l’avvio dei corsi di formazione tenute da uno storico artigiano: le prime due lezioni sono già fissate per il 7 e 9 marzo e si svolgeranno nella sede di Confartigianato, in via Laurana, a Palermo.
I corsi si concluderanno entro questo mese, quando saranno pronte anche le postazioni mobili, da collocare nei punti strategici della città. L’obiettivo, cominciare dal mese di maggio. «Siamo felici di essere sempre più vicini alla concretizzazione di un progetto -ha detto il presidente di Confartigianato Palermo Nunzio Reina che ha creduto fortemente in questa idea- che permetterà all’antico mestiere dei lustrascarpe di rinascere. I ragazzi che saranno formati da Confartigianato, nello specifico dal maestro Piero Caccamo, saranno dei veri e propri professionisti 2.0, contattabili telefonicamente e su internet. Un modo per inserire i giovani nel mondo del lavoro e permettere -ha concluso- a chi ne è uscito, di rimettersi in gioco».
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