Certo che ci vuole coraggio, però. Ci vuole molto coraggio ad andare in tv per pronunciare – da politico cattolico, o che dice di essere tale – una fregnaccia grande quanto un casermone su San Paolo. Eppure Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, Partito cattolico per antonomasia (o quasi), è riuscito in quest’impresa ‘epica’. E’ andato su La 7, nella trasmissione di Lilli Gruber, e fantasticando sulla conversione, ha raccontato che anche “San Paolo, noto libertino, alla fine si è convertito sulla strada di Damasco”.
Siamo alla follia. Come ha osservato giustamente Aldo Grasso, il critico televisivo del Corriere della Sera, Casini ha confuso San Paolo con Sant’Agostino. Quest’ultimo, è noto, da giovane era stato un libertino. Per diventare, poi, Dottore e Padre della Chiesa.
Diciamolo: per Casini non ci sono, non ci possono essere giustificazioni. Nato e cresciuto nella Dc, tra preti e confessionali, il leader dell’Udc si presenta, ancora oggi, come il difensore del mondo cattolico. Anzi, come il cattolico impegnato in politica. Che succede, onorevole Casini: le belle donne le fanno vedere tutto deformato?
Passino i parlamentari dell’Udc che la sera, dopo una giornata di intenso lavoro, si portano a letto due belle donne per sentirsi in forma. Passino i cattolici impegnati in politica che si battono il petto quando sentono i preti ululare sull’indissolubilità del matrimonio per poi scoprire che hanno già avuto due mogli e si stanno godendo la terza e, forse, hanno pure l’amante. Passi che per lei Caltagirone sono i soldi di suo suocero e non la città dove è nato don Luigi Sturzo (che da giovane non era un libertino: non sbagli pure questa, onorevole Casini, per favore).
Passi tutto, onorevole Casini: le facciamo sconti su tutto: sul suo passato accanto a Forlani, sull’avere scelto come vice l’onorevole vuoto-niente Follini, sulla disastrosa intuizione di Massimo Costa alle ultime elezioni comunali di Palermo: passi tutto, anche Nino Dina candidato alle elezioni regionali siciliane per ‘rinnovare’ l’Udc. Al limite, siamo disposti anche a non raccontare ai nostri lettori che, senza Totò Cuffaro, oggi non ci sarebbe l’Udc siciliana di Giampiero D’Alia.
Passi tutto, onorevole Casini: ma San Paolo libertino da giovane no, non gliela possiamo fare passare. Quale libertino, onorevole Casini: San Paolo, da giovane, era un ebreo talebano: uno di quegli ebrei che perseguitava i cristiani senza dargli tregua.
Ecco, per farglielo capire meglio, possiamo dire che San Paolo amava i cristiani allo stesso modo con il quale il suo caro Presidente del Consiglio Mario Monti ama gli italiani…
Una cosa giusta, comunque, onorevole Casini, lei l’ha detta: alla fine San Paolo si convertì. E ha indovinato anche la città dove il celebre autore delle lettere che ogni domenica ascoltiamo a messa venne folgorato dalla luce del Signore: Damasco.
Sì, San Paolo alla fine si convertì, anche senza essere stato un libertino. Mentre lei, onorevole Casini, che non è mi stato un libertino, è nato già convertito. Buon per lei.
Ora aspettiamo tutti con ansia la conversione di Monti: da capo del Governo che fa gli interessi delle banche e dei vari potentati economici e finanziari a capo del Governo italiano che fa gli interessi degli italiani.
Chiediamo troppo? Certo, il Signore, se vuole, può folgorare chiunque…
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