L’Udc pronta a trasformarsi in Ppe per accogliere ‘a coscie aperte’ Alfano, Lino Leanza, Forzese, l’Mpa di Lombardo e altri ‘nobili’ della politica

LA GRANDE CASA ‘DEMOCRISTIANA’, ACCOGLIENTE E SPAZIOSA, E’ PRONTA A RICEVERE ‘A COSCIE APERTE’, TUTTE LE ‘FRATTAGLIE’ E I ‘CASCAMI’ DEL CENTRISMO SICULO. PECCATO CHE, A GENNAIO, LA RIVOLUZIONE SOCIALE – QUELLA VERA E NON QUELLA FARSESCA DI CROCETTA – TRAVOLGERA’ TUTTO E TUTTI

Le cronache politiche di ieri registrano l’assise regionale dell’Udc, convocata a Palermo. Dalla riunione di questi signori è arrivata la copertura politica al presidente della Regione, Rosario Crocetta. Quest’ultimo – hanno detto sostanzialmente i ‘capi’ dell’Udc siciliana – fa bene a non avviare il rimpasto. Il PD siciliano, che ha chiesto un chiarimento politico, può aspettare.

Di fatto, dall’assise dell’Udc dell’Isola, è partito un ‘siluro’ verso il PD. Gli ex democristiani siciliani, oggi in fase di ‘ristrutturazione’, non vogliono essere infastiditi da rimpasti e altre ‘facezie’ del genere. E dire che, appena qualche mese fa, a ridosso delle recenti elezioni comunali, “Crocetta aveva più assessori regionali che voti” (la ‘confessione in pubblico’ è del coordinatore dell’Udc siciliana, il ministro Giampiero D’Alia: oggi D’Alia è tutto papa e ciccia con Crocetta: le opinioni, nella politica siciliana, mutano a mutare del vento).

Ora, a parte il trasformismo di certi dirigenti di questa formazione politica centrista del quale abbiamo riferito ieri (Giovanni Pistorio che, da buon palindromo, alterna l’autonomismo con l’ ‘ascarismo’), ieri si è avuta la prova che l’Udc sta accelerando verso il Partito popolare europeo.

Con molta probabilità, D’Alia, oltre ad essere già da un anno d’accordo con il senatore Pino Firrarello e con il genero di quest’ultimo, Giuseppe Castiglione, è anche d’accordo con Angelino Alfano e con altri ex democristiani sparsi qua e là. Dietro il ‘tradimento’ di Alfano nei confronti di Berlusconi c’è il Ppe. Se fino ad oggi Alfano, Firrarello e Castiglione sono rimasti del Pdl, lo hanno fatto per due motivi ‘nobili’: per poter ‘pugnalare’ meglio il Cavaliere (Bruti, si sa, non ci si improvvisa) e per fare proseliti: cioè per portare nel Ppe quanti più berlusconiani possibili: cosa che sta riuscendo, perché nella scienza del cambio di casacca Firrarello è un ‘professore’.

Ma ormai il copione è scritto, perché i giochi sono fatti. Con molta probabilità, dentro questo nuovo ‘ministrone’ democristiano targato Ppe andranno a trovare posto tutte le ‘frattaglie’ centriste e tutti i ‘cascami’ della vecchia Dc mai del tutto scomparsa: oltre a D’Alia e ai suoi accoliti e a Firrarello con suo genero e quello che resta delle sue ormai logore ‘truppe cammellate’, la ‘nuova’ formazione attende a ‘cosce aperte’ i transfughi del Pdl (Alfano, ma anche altri ‘traditori’ siciliani), Lino Leanza e i suoi giannizzeri catanesi, Marco Forzese con i suoi Democratici e perfino il Partito dei Siciliani-Mpa (Pistorio potrebbe aver fatto da battistrada).

Superfluo aggiungere che si tratta solo di parlamentari regionali che sembrano ormai fuori dalla storia italiana e che riescono a malapena a rappresentare (forse) se stessi. Cosa hanno i comune questi ex democristiani con Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia e i tre ‘Padri-padroni’ di Confindustria Sicilia, al secolo Antonello Montante, Ivan Lo Bello e Giuseppe Catanzaro? Solo una parola ‘magica’: gli affari.

Crocetta, Lumia e i tre ‘caporioni’ di Confindustria Sicilia hanno ‘operazioni’ in corso nell’acqua (che deve restare ai privati), nei rifiuti, nelle energie alternative e in altri settori della vita pubblica ‘privatizzati’ (a cominciare dal Piano di sviluppo rurale, risorse in buona parte già spartite tra politico, alti burocrati regionali e ‘innominabili’).

Crocetta, Lumia & compagni hanno provato a coinvolgere il PD siciliano in questa sarabanda affaristica. Provando, addirittura, a fare fuori il Partito siciliano promettendo mare e monti al PD romano. Ma hanno trovato un muro.

‘Scottati’ dal disastroso appoggio al passato Governo regionale di Raffaele Lombardo (200 mila voti in meno alle elezioni regionali del 2012 e 250 mila voti in meno alle elezioni politiche di quest’anno, più i risultati disastrosi alle elezioni comunali: questi, in sintesi, i risultati del PD siciliano), i vertici del Partito Democratico dell’Isola hanno deciso, all’unanimità, di non firmare più cambiali in bianco a nessuno, tanto meno a ‘predoni’ come Crocetta, Lumia, Montante, Lo Bello e Catanzaro.

Insomma, un Governo regionale si appoggia solo se in Giunta ci sono esponenti del PD che rispondono al Partito e non a Crocetta, a Lumia e via continuando con i gruppi di pressione.

Il risultato è che il presidente della Regione e i suoi alleati si sono cercati un’altra maggioranza all’Ars. L’assise dell’Udc di ieri a Palermo ha sancito proprio questo nuovo patto di potere. Con quello che, in fondo, altro non è che un nuovo ‘Festival del voto di scambio’, il Governo Crocetta, in Aula, in un modo o nell’altro (secondo noi più nell’ ‘altro’ che nel modo) avrà una maggioranza. Di affamati & venduti, certo: ma pur sempre maggioranza.

Tutti questi personaggi in cerca d’autore potranno anche fare approvare leggi in funzione anti-PD e anti-Movimento 5 Stelle e, quindi, in sostegno di Crocetta. Ma non potranno risolvere i problemi che si profilano all’orizzonte. A cominciare dalla questione dei precari.

Ieri D’Alia – che da buon democristiano ha sempre la testa al ‘cacio’ – ha lanciato un altro messaggio ai precari siciliani: la questione, ha detto, si può risolvere con Roma, anche se in Sicilia, ha dovuto ammettere il ministro – e questa volta è stato sincero – che la situazione è più complessa.

Egregio ministro D’Alia: in Sicilia la situazione dei precari non è complessa: è, per dirla con il sommo poeta un “gran bordello”. Fino al 31 dicembre avete il tempo per continuare a prendere in giro non – come scriviamo spesso – solo i 23 mila precari degli enti locali, ma gli 80 mila precari di tutta la Sicilia. Dopo di che…

Dopo di che ce la vogliamo vedere tutta. I precari ‘prodotti’ dalla politica siciliana – Udc in testa ai tempi di Totò Cuffaro, che sui precari non si faceva mancare niente – sono 80 mila e non 23 mila. Solo a Palermo ci sono, tanto per gradire, i 2 mila e 800 della Gesip e i circa 3 mila ex Pip. Pensare di non pagare più queste persone dall’1 gennaio in poi è una follia.

Perché diciamo questo? Perché il progetto di rifondazione della Dc sotto le vesti del Ppe verrà travolto dalla questione sociale che esploderà in Sicilia. La questione del precariato, ma anche altro.

Proprio in questi giorni registriamo i prodromi di quello che succederà in Sicilia tra due mesi e mezzo o giù di lì. Ci sono gli operatori scolastici che il Governo regionale vorrebbe licenziare (519 solo a Palermo e provincia). Ci sono gli infermieri a tempo determinato che il solito Governo Crocetta vorrebbe mandare a casa. Ci sono i dipendenti dell’Inps messi a ‘dieta’ da Roma. E la lista potrebbe continuare con i Forconi in fase di riorganizzazione, con gli edili disoccupati, con i forestali presi in giro con la storia delle autostrade, con i Comuni ai quali il Governo Crocetta ha promesso 119 milioni di euro che non gli darà mai eccetera, eccetera, eccetera.

In tutto questo c’è la sceneggiata dell’assessore all’Economia Luca Bianchi e la ‘spina’ dell’assessore Nicolò Marino.

Il primo si è ‘dimesso’ ma è ancora assessore. Un ossimoro governativo del quale Crocetta e Lumia vorrebbero sbarazzarsi. Ma quello, Bianchi, è lì. con la ‘missione’ di scippare altri 600-800 milioni di euro dal Bilancio regionale 2014 da portare a Roma. Cosa, questa, che farà definitivamente saltare i conti della Regione, provocando lo scioglimento anticipato dell’Ars e il commissariamento della stessa Regione.

Il secondo – Marino – si è messo in testa di far applicare la legge negli uffici dell’assessorato all’Energia. Creando seri problemi ai comitati di affari che vorrebbero ‘chiudere’ le ‘operazioni’ sui rifiuti.

Che dire? Chissà quante ne vedremo da qui a gennaio. E chissà che cosa succederà a gennaio…

Redazione

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