Messina rosso porpora. L’ordinanza con cui il sindaco Cateno De Luca ha deciso di dare una mandata in più alle restrizioni già decise dal governo regionale per il capoluogo peloritano ha creato qualche apprensione in città. Non tanto per le ulteriori limitazioni, che di fatto riportano tutto all’epoca del primo lockdown, ma per una svista nella redazione del testo. Il punto 11 dell’ordinanza, infatti, disponendo a partire da venerdì la chiusura delle attività – concesse invece dall’ordinanza di Nello Musumeci, a sua volta basata sull’allegato 23 del Dpcm del 3 dicembre firmato dal premier Giuseppe Conte – non ha previsto apparentemente eccezioni in materia di cibi e bevande nel caso di esercizi commerciali della media e grande distribuzione. Un passaggio del testo che ha portato il Comune a chiarirne i contenuti.
«Con riferimento alle chiusure al pubblico che entrano in vigore da venerdì 15 gennaio precisiamo che il primo punto dell’art. 11 dell’ordinanza fa riferimento alle attività all’interno di ipermercati, supermercati, discount alimentari, mini-mercati ed altri esercizi non specializzati di alimenti vari, per vietare la vendita al pubblico di prodotti diversi dai generi alimentari – ha scritto De Luca su Facebook – Per intenderci, da venerdì 15 gennaio all’interno degli ipermercati non potranno essere venduti quegli articoli, diversi dai generi alimentari, per i quali abbiamo disposto la sospensione dell’attività al pubblico».
La misura voluta dal primo cittadino messinese, che già in primavera più volte è stato protagonista di iniziative in chiave restrittive poi impugnate dalla prefettura, è stata difesa questa mattina anche ai microfoni di Radio Fantastica. «Sono dell’idea che chi amministra deve fare le cose senza se e senza ma, si prendono decisioni e basta – ha detto De Luca, intervenendo telefonicamente – Io sono stato già minacciato a Messina perché ho fatto un’ordinanza che porta a ulteriori restrizioni che sono di gran lunga superiori a quelle previste. Da venerdì non è più previsto l’asporto e, udite udite, il governo sta pensando che una delle restrizioni che possono essere introdotte è proprio il divieto d’asporto». Per il sindaco messinese, l’asporto finora è stato usato soltanto come pretesto per uscire di casa e frequentare i locali. «Al cospetto delle scuole chiuse, pensate sia serio che il governo si debba chiedere se vietarlo dalle 18 o dalle 20? L’asporto non funziona».
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