Il giudice Daniela Vascellaro ha rigettato la richiesta avanzata dai legali Ninni Reina e Marco Lo Giudice degli arresti domiciliari e dunque Pietro Sclafani rimane in carcere.
Il cinquantenne, lo scorso 17 maggio ha travolto e ucciso Tania Valguarnera, la ragazzi di 29 anni che stava attraversando via Libertà, per recarsi al lavoro presso il call center Alicos di via Filippo Cordova. E’ accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso.
«Nonostante i due elementi di aggravante venuti meno – dice a Meridionews il difensore Reina – il nostro assistito rimane richiuso in carcere. Infatti è noto e lo ha ribadito anche il pm Renza Cescon oggi in udienza, che gli ultimi esami tossicologici sono risultati negativi e anche la “disattenzione” non è stata provata in quanto dagli esami sull’utenza di Sclafani è emerso che al momento dell’impatto non era al cellulare, non cambia quindi per il giudice il quadro sulla gravità del fatto, nonostante le aggravanti siano venute meno».
Il pm invece non ha espresso il consenso alla richiesta di applicazione di pena chiesta dai legali, di quattro anni e sei mesi come pena base e finale di tre anni. «Abbiamo allora chiesto un rinvio prima di riformulare una nuova richiesta – continua il legale -. Attendiamo infatti che la Corte Costituzionale si esprima sull’articolo 87 (del cpp, esclusione di ufficio del responsabile civile, ndr), che – spiega – attualmente prevede che il responsabile civile, ovvero l’assicurazione, che deve tenere indenne l’assicurato, non possa essere citato e se citato viene estromesso nel rito abbreviato e ora la corte deve dare la sua valutazione in merito. Perchè attualmente quindi viene meno una chance per l’imputato. Quindi attendiamo di capire se la Corte deciderà di ammettere il responsabile civile anche nel rito civile».
Sclafani subito dopo aver falciato la giovane, era sceso da suo furgoncino, e dopo una rapida occhiata era risalito a bordo del mezzo scappando. La polizia lo aveva bloccato poco dopo grazie alle testimonianze di chi era presente al momento dell’impatto. Gli esami tossicologici in un primo momento avevano evidenziato tracce di droghe, ma l’uomo aveva sempre negato l’uso di stupefacenti. Dai nuovi esami delle urine è emerso che non ci sono tracce di droghe e per questo il pubblico ministero Renza Cescon, durante la scorsa udenza, ha riformulato il capo di imputazione senza contestare l’aggravante.
L’uomo quella mattina si sarebbe dovuto recare dai carabinieri per ritirare la notifica, del 13 maggio scorso, di sospensione della patente a tempo indeterminato a causa dell’esaurimento dei punti dovuto proprio alle varie multe per eccesso di velocità accumulate negli ultimi 4 anni.
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