Il presidente della Regione siciliana, onorevole Raffaele Lombardo, che i siciliani hanno eletto con grande partecipazione a suffragio diretto, in un attimo di lucidità ha chiarito alla pubblica opinione qual è il suo modo di concepire il governo della Regione. L’attimo di lucida sincerità è stato contrassegnato dalla sua dichiarazione, espressa in occasione della discussione relativa alla presentazione della mozione di sfiducia da parte del Partito democratico e dell’Unione di centro (Udc). In relazione a quella discussione, il presidente Lombardo ha affermato che, in piena carica o dimissionario i suoi poteri erano gli stessi e quindi per lui era indifferente portare alle elezioni il Governo della Regione con i pieni poteri di governo o con i poteri da presidente dimissionario non faceva alcuna differenza.
In questa dichiarazione c’è la summa del pensiero lombardiano e della sua funzione di Governo. La filosofia che ispira la sua concezione del potere è di alta scuola dorotea: al potere purchessia! In essa c’è l’essenza stessa del Lombardo-pensiero: l’importante è esercitare il potere, per far che è una questione di nessuna rilevanza, l’importante è potere esercitare l’egemonia fattuale di occupare posti e di assegnare cariche e prebende, far fare affari agli amici, arricchire i clientes.
Poi se le aziende chiudono, se i terreni agricoli riducono le superfici coltivate, se gli abitanti delle isole minori sono privi di collegamenti, se le coste vengono privatizzate e cementificate, se la Sicilia, nel contesto nazionale ed europeo, assolve a funzioni sempre più marginali, se sul territorio siciliano vengono installati impianti tecnologici nocivi alla salute e all’ambiente per svolgere attività di spionaggio ad alta tecnologia satellitare (vedi il Muos di Niscemi), se i giovani sempre più numerosi abbandonano l’Isola che non offre alcuna prospettiva di futuro poco importa.
L’unica cosa che conta sono gli affari propri e quelli degli amici più vicini. Anche se questo comporta assegnare qualche mancia ai suoi sostenitori nell’Assemblea regionale siciliana. In particolare al gruppo dei deputati del Partito democratico.
Al di la del caso quasi unico rappresentato dalla filosofia di governo di Raffaele Lombardo, i siciliani tutti siamo chiamati ad un grande impegno civile: mobilitarci per modificare questa legge elettorale siciliana che, nata per assicurare la governabilità della Sicilia, si è ridotta a garantire l’esericio del potere da parte di una persona, a prescindere dalla funzione legislativa del parlamento e dalla partecipazione democratica dei cittadini. Questi, espresso il voto sul candidato presidente, non contano più nulla perché non hanno più alcun potere d’intervento sulle vicende politiche regionali sino al rinnovo delle cariche. Frattanto sono trascorsi quattro anni di governo i cui disastri graveranno sulla popolazione per tempi assai lunghi e con conseguenze drammatiche e talora irrimediabili.
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