Doveva essere un’udienza tranquilla. E, nonostante il tentato colpo di scena della difesa, lo è stata. Vanno sempre più verso l’unificazione le accuse rivolte dalla procura di Catania al presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e al fratello Angelo, deputato nazionale Mpa. Come chiesto dai magistrati, il processo per voto di scambio nei confronti dei due ripartirà da zero ma con una novità: la contestazione dell’aggravante mafiosa. Il giudice Michele Fichera ha dato ragione ai magistrati: in questo caso, la competenza a giudicare non può essere di un giudice singolo, come lui, ma di un intero collegio. Un azzeramento che si intreccia all’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa per i fratelli Lombardo.
«Assurdo ricominciare da capo quando il processo era ormai quasi finito», commenta Alessandro Benedetti, legale del governatore. Insieme al collega Guido Ziccone ha provato a convincere anche il giudice. «Tecnicismi», così spiega la sua strategia ai giornalisti. Cavilli secondo i quali la procura non sarebbe stata più in tempo per chiedere al giudice di rivedere la propria competenza. Non dopo aver contestato l’aggravante mafiosa e non davanti a un imputato mai assente e che aveva espressamente rinunciato a prendere tempo per difendersi. «Siccome questo giudice non piace, allora lo cambiamo», attacca il legale. Con qualunque scusa, continua, «come se adesso potesse arrivare un pentito e dire che il presidente Lombardo ha violentato due bambini nel bosco», l’esempio di Benedetti. Ma i pm difendono la loro scelta, dettata da nuovi elementi riferiti dai collaboratori di giustizia, e tagliano corto: «Se un magistrato dovesse fare una contestazione sbagliata – ribatte Michelangelo Patanè – ci penserebbe un procedimento disciplinare a sanzionarlo».
Nelle pause, di tutto parla Raffaele Lombardo tranne che del processo. Il rischio default per la Sicilia? «Una bugia di chi non vuole le elezioni anticipare», spiega. L’augurio di morte al vice presidente di Confindustria Sicilia Ivanhoe Lo Bello? «Mi riferivo a un imprenditore che mi aveva detto che tutti i forestali andrebbero ammazzati o almeno licenziati – dice – Non ho mai nominato Lo Bello, che non sento da almeno un anno». Un pensiero ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in occasione del ventennale della strage mafiosa di via d’Amelio e poi in aula. Dove il giudice Fichera decide che il fascicolo a carico suo e del fratello per voto di scambio aggravato, adesso, tornerà in procura. E da lì verrà affidato a un nuovo giudice per le indagini preliminari. Solo dopo questo passaggio potrebbe essere riunito all’altro in corso nei confronti dei Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa. La cui ultima udienza per questa sessione è fissata per lunedì 23 luglio. Un faticoso incastro di tempi e nomine alle porte della pausa estiva.
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