Giunti a questo punto, vogliamo dedicare una riflessione allex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e al fondatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè. I due sono legati da un recente passato disastroso e da un immancabile quanto ormai imminente destino: il declino.
Tutte due, da quattro anni a questa parte, sono stati protagonisti dei propri errori che, in buona parte, hanno commesso assieme. Tutte due hanno avuto grandi possibilità, politiche e amministrative. E tutte due le hanno bruciate con impegno, dedizione e determinazione. Tutte due, infine, alle ultime elezioni regionali, hanno deciso, forse senza rendersene conto, di autoincaprettarsi. Lombardo pensava di essere garantito dal Pd di Antonello Cracolici che, invece, è ormai in caduta libera. Miccichè, facendo male i conti, pensava di essere eletto alla guida della Sicilia. Tutte due, lo ripetiamo, hanno sbagliato.
Oggi, però, non ha più importanza stabilire se, azzoppando la candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione, Lombardo e Miccichè pensavano di vincere le elezioni. In politica gli effetti prodotti dagli atti contano sempre di più degli stessi atti. E le scelte di Lombardo e Miccichè hanno contribuito a determinare lelezione di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. E questo va a loro onore, perché hanno dato una mano ad eleggere un presidente che sta cambiando, in meglio, la Sicilia.
Lo ripetiamo: non conta se lo hanno fatto scientemente o inconsapevolmente. Non conta sapere se Lombardo, sottobanco, aveva laccordo con Crocetta. O se Miccichè, forse un po ingenuamente, pensava di vincere. Quello che è importante è che oggi Crocetta sta sbaraccando il sistema di potere di Lombardo e, in parte, anche quello di Miccichè.
Giunti a questo punto, noi sentiamo quasi il dovere di invitare Lombardo a Miccichè a completare la loro opera. E a uscire dalla scena politica a testa alta, evitando improbabili e improponibili capitomboli. Che senso avrebbe, per Miccichè, allearsi di nuovo con Berlusconi, dopo che, dal 2008 fino a qualche mese fa, non ha fatto altro che combattere contro il Pdl? E che senso avrebbe per Lombardo allearsi con la Lega dopo aver sbandierato, per quattro anni, un autonomismo in funzione anti-Lega? E che senso avrebbe, per tutte due, allearsi con Berlusconi e con la Lega insieme quando, per questa ragione – da loro stessi esposta – hanno mollato Nello Musumeci?
Insomma: Lombardo e Miccichè ne hanno combinate di tutti i colori. Il primo è stato il peggiore presidente della Regione della storia dellAutonomia siciliana. Ha amministrato una Regione di oltre 5 milioni di abitanti scambiandola per una Provincia regionale. Non ha utilizzato i fondi europei, ha illuso i veri autonomisti che, ingenuamente, gli sono andati dietro. Ha chiamato nei suoi Governi assessori che hanno provocato disastri amministrativi ec economici immani (si pensi alla formazione professionale o al bilancio con i buchi della Regione). Miccichè gli ha tenuto bordone, salvo ad essere stato messo da parte per far posto al Pd, per poi essere di nuovo ripescato e utilizzato per bruciare la candidatura di Musumeci.
Ebbene, errori su errori. Ora, però, i due hanno una grande possibilità: uscire di scena pronunciando le seguenti parole:
Ragazzi, negli ultimi quattro anni abbiamo combinato un sacco di casini, ora basta. Cari deputati dellArs che ancora ci venite dietro, fate quello che alcuni di voi hanno già fatto: trovate posto nellUdc, nel Pdl o dove vi pare, ma non venite ancora dietro a noi. Aiutateci ad aiutarvi. Basta con sta farsa del sicilianismo tanto al chilo. Non possiamo andare con Belusconi dopo avergli fatto la guerra per quattro anni. Non possiamo andare da Angelino Alfano dopo avergliene dette di cotte e di crude. Non possiamo allearci con il Pdl dove aver azzoppato Nello Musumeci dicendogli che lui era alleato del Pdl, a propria volta alleato della Lega e, quindi, contro la Sicilia. Non possiamo, per un po di poltrone romane andare da Berlusconi e da Maroni affermando lesatto contrario d quello che abbiamo detto la scorsa estate. Non possiamo, non possiamo, non possiamo .
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