Da tempo, il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, proclama l’impegno a ricondurre ad equilibrio le finanze regionali dopo la dissennata politica clientelare dei suoi predecessori. Un impegno lodevole sempre che fosse stato confortato da coerenza. Un impegno ed una promessa che sono stati, in questi anni di sua incontrastata egemonia politica, non solo mancati ma, me lo si consenta, clamorosamente smentiti da comportamenti così palesemente dissennati da far rimpiangere perfino la non troppo edificante gestione di Totó Cuffaro.
Senza scendere in molti particolari, per dare ragione del mio assunto, voglio fare solo un esempio. Come è noto, l’Assemblea regionale siciliana, fino a quando non sarà definitivamente approvata la riforma dello Statuto che dovrebbe ridurre il numero di parlamentari a settanta, è attualmente composta da novanta membri. Ognuno di questi deputati costa alla comunità all’incirca, al lordo – e ci vado per difetto – 300 mila euro l’anno.
Ebbene, il presidente Lombardo, senza ricorso a riforme costituzionali, da circa due anni ha incrementato, senza colpo ferire, il numero di deputati di dodici unità. Come abbia fatto, è presto detto. Con la scusa del governo tecnico, che poi più politico non poteva essere, dodici nuovi membri, per carità anche qualitificatissimi!, componenti della giunta regionale sono stati gratificati, con il beneplacito di cosiddette forze moralizzatrici, di un trattamento equivalente a quello dei deputati regionali. A conti fatti, questa “bazzecola”, sulla quale mi pare che nessuno abbia riflettuto, ha significato un aggravio, per le già dissestate finanze regionali, di almeno 8 milioni di euro all’nno.
Se a queste stesse somme aggiungiamo, poi, quelle, altrettanto cospicue, necessarie per remunerare i numerosi dirigenti generali esterni che, lodevolmente (sic), dovrebbero mettere ordine nell’amministrazione regionale, superiamo circa – ed ancora mi mantengo prudentemente al di sotto delle cifre reali – i 15 milioni di euro. Una bella sommetta che avrebbe potuto essere, sicuramente, meglio impiegata per venire incontro alle tante urgenze che incombono sulla nostra disgraziata regione.
Naturalmente, è corretto sottolinearlo, tutto questo Lombardo lo ha fatto nel pieno rispetto delle regole, cioè utilizzando norme che prevedono queste scelte. Le nostre riserve, però, non riguardano comportamenti amministrativamente o penalmente rilevanti, diciamo subito che il presidente della Regione non ha violato nessuna norma legislativa. Il problema che solleviamo è, invece, politico e, se si vuole, anche morale. In primo luogo perché smentisce clamorosamente quanto egli afferma e poi perché di fronte al disastro economico sociale che sta vivendo la nostra comunità siciliana, un pizzico di responsabilità in più, nella gestione della spesa, certamente non farebbe male.
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