«Noi facciamo la nostra parte a tutela dei lavori, affinché vedano i loro diritti rispettati, ma è necessario che le istituzioni adottino misure speciali, magari istituendo task force dedicate che coinvolgono la Direzione investigativa antimafia». In uno dei momenti più particolari per il settore edile, tra numeri che raccontano una crescita, la questione sicurezza che continua a tenere banco, i problemi legati alla gestione dei bonus e l’aumento dei costi delle materie prime, a parlare a MeridioNews è Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Cgil per la Sicilia. «Saranno mesi e anni molto importanti, i fondi del Pnrr rappresenteranno un’opportunità unica per la nostra regione ma – sottolinea – è, inutile girarci attorno, serve molta attenzione perché si corre il rischio che a mettere le mani sui lavori siano i clan. Non solo la parte sana di questa terra sta aspettando le risorse, alimenteranno anche gli appetiti della mafia, e ci sono segnali che ciò stia già avvenendo». La riflessione arriva poche settimane dopo l’ultima fotografia del Paese, elaborata dalla commissione nazionale paritetica per le casse edili. I dati dicono che negli ultimi due anni – il mese di riferimento è maggio – in Italia le imprese edili sono aumentate del 22,58 per cento, mentre gli operai del 35,45. A colpire di più sono le informazioni relative al numero di ore lavorate – oltre 33 milioni in più per un aumento percentuale dell’80,93 – e la massa salariale, che risulta cresciuta dell’84,01 per cento.
«Misure come il bonus facciata e il bonus 110% hanno contribuito, ma questi aumenti sono da ricollegare agli effetti dell’entrata in vigore del Durc di congruità», spiega Pistorio. Il documento unico di regolarità contributiva, da novembre dello scorso anno, svolge un ruolo fondamentale anche nella determinazione della manodopera da impiegare nei cantieri. Per tutti i lavori di importo superiore ai 70mila euro, che siano pubblici o privati, per l’impresa è necessario possedere la certificazione a garanzia dell’adeguato impiego degli operai: nel caso di ristrutturazioni di immobili civili, per esempio, la percentuale di incidenza minima sul valore dell’opera è del 22 per cento. Scende a poco meno del 14 per cento nel caso di lavori stradali, mentre sale al 30 se manutenzione riguarda beni tutelati. «Il Durc di congruità è un risultato che è stato possibile raggiungere d’intesa tra parti datoriali, sindacati e associazioni di categoria, ma mi sento anche di sottolineare – continua Pistorio – l’interesse mostrato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, grazie a lui la misura è diventata legge. Il principale effetto è stato quello di fare emergere il lavoro nero che, come dimostrato dai numeri, colpisce in maniera diversa le aree del nostro Paese». Se infatti la crescita è importante a livello nazionale, risulta ancora maggiore guardando al caso siciliano. Soltanto la Calabria ha percentuali maggiori. Nell’isola, tra maggio 2020 e maggio 2022, le ore lavorate sono aumentate del 167,89 per cento e la massa salariale del 176,05. Dai dati provinciali arrivano altre interessanti indicazioni: per quanto riguarda le ore lavorate, la Cassa edile di Caltanissetta registra un aumento di oltre il 251 per cento, mentre quella di Agrigento supera il 198. Nelle due province e a Enna, l’aumento dei lavoratori iscritti nelle singole province è cresciuto di oltre il 90 per cento, con Caltanissetta che si spinge al 116,76 per cento. «È presumibile che in queste aree il fenomeno del lavoro nero fosse ancora più radicato», spiega il segretario generale Fillea Cgil.
Ma se fin qui il ritratto di una regione che, con i giusti accorgimenti, può compiere dei passi in avanti verso la regolarizzazione, le preoccupazioni per il futuro non mancano. La Sicilia resta una terra anche di mafia e quello edile, nelle sue ramificazioni e indotti, ha storicamente rappresentato uno dei settori più infiltrati dalla criminalità organizzata. «Sarebbe ingenuto pensare che Cosa nostra non stia già pensando a come mettere le mani sugli ingenti investimenti che da qui a breve arriveranno nell’isola – va avanti Pistorio -. L’edilizia rappresenta fonte di arricchimento illecito per la mafia ma anche strumento di controllo del territorio. In termini di offerta di lavoro ma anche di condizionamenti, perché dalla realizzazione a norma delle infrastrutture e di tutte le opere pubbliche dipende anche la qualità di vità e la sicurezza delle nostre comunità». Dai tempi di Angelo Siino – passato alla storia come il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra e il primo a parlare della commistione di interessi tra imprenditoria, politica, burocrazia e cosche – di tempo ne è passato, ma le cronache giudiziarie dicono che il quadro generale non è mutato molto. «La criminalità organizzata opera sia a monte, al momento delle gare d’appalto, grazie alla connivenza dei colletti bianchi, ma anche a valle, nella fase di esecuzione delle opere, quando entrano in gioco i subappalti ma anche la scelta dei fornitori», commenta il segretario generale Fillea Cgil. I dati dicono che oltre il 90 per cento dell’approvvigionamento dei materiali da utilizzare nei cantieri arriva dai rivenditori locali. «Questo significa che il rischio che si corre è quello di vedere estromessi dal mercato coloro che tentano di sfuggire alle pressioni malavitose, che non per forza devono passare dalle tradizionali intimidazioni. Un suggerimento alle autorità? È importante che i sindacati continuino a fare il proprio compito che è quello di tutelare i lavoratori da fenomeni come le estorsioni in busta paga, e più in generale sensibilizzarli sull’importanza di difendere i propri diritti. Inoltre cerchiamo di essere il primo campanello d’allarme rispetto alle infiltrazioni nei cantieri, anche attraverso il ruolo esercitato negli enti bilaterali. Ma se dovessi dire una cosa – conclude Pistorio – ritengo che sarà molto importante monitorare i passaggi di proprietà, anche indotti, che potrebbero registrarsi, da qui in avanti, nelle società del settore».
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