Uno stallo a livello politico nazionale, tra Lega e Movimento 5 stelle in primis, che rischia di bloccare l’attesa riorganizzazione delle concessioni balneari e il futuro delle spiagge siciliane. Da un lato c’è una sentenza del Consiglio di Stato che ha fissato la scadenza delle autorizzazioni per le aree già occupate al 31 dicembre 2023, dall’altro una proposta contenuta nella legge sulla concorrenza che allungherebbe i tempi di cinque anni per poi effettuare le gare. Prima bisognerebbe mappare i litorali e dare la possibilità ai gestori di organizzarsi, anche considerando i possibili indennizzi per chi perderà la concessione e aveva effettuato degli investimenti, oltre a considerare eventuali canali preferenziali per gli attuali gestori.
L’attesa, guardando un lato della medaglia, penalizzerà ancora la concorrenza. In Sicilia su 425 chilometri di costa sono affidate ai privati circa 700 concessioni. In alcune zone, come a Catania, interi tratti di costa non sono liberamente accessibili. A livello comunale si è posto anche il nodo dei Piani di utilizzo del demanio marittimo, che servirebbero a pianificare le modalità di gestione delle coste. Su 122 Comuni costieri solo San Vito Lo Capo si è adeguato. La Regione – per togliersi un problema, salvo poi incassare la bocciatura dell’Antitrust – aveva pensato di prorogare le concessioni al 2033. Nonostante la direttiva Bolkestein dell’Unione europea, che in Italia non è mai stata recepita, obblighi gli Stati membri a bandire della gare per assegnare i beni pubblici come le spiagge. Una delle idee sul tavolo in questi giorni è quella di mappare le aree e le concessioni, così da stabilire proprietà e competenze, ma la politica non sembra trovare l’accordo.
«I piani di utilizzo del demanio marittimo sono fondamentali per stabilire la proporzione tra le aree libere e quella da dare in concessione ai privati – spiega Gianina Ciancio, deputata regionale del Movimento 5 stelle, durante la trasmissione Direttora d’aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete tv – Noi abbiamo chiesto a più riprese alla Regione di pungolare i Comuni, ma non si è ottenuto nessun risultato. In Sicilia non ci sono regole e vige il caos assoluto con risultati sotto gli occhi di tutti. Per legge, sia nazionale che regionale, l’accesso alla spiaggia deve essere libero e nessun concessionario può impedire di raggiungere la battigia. La politica per anni ha ignorato gli avvertimenti ma è certo che bisogna risolvere la questione anche per chi vuole capire come organizzare il proprio lavoro».
Categoria, quest’ultima, che ingloba chi la concessione balneare la gestisce già. «Ieri siamo stati a Roma per partecipare a un incontro per migliorare gli indirizzi normativi che il governo vuole adottare. Per quanto riguarda la durata delle concessioni mi sembra che ognuno spari una data, complice il clima elettorale», spiega Ignazio Ragusa, presidente del sindacato italiano balneari in Sicilia. L’impressione è che il tempo serva innanzitutto ai Comuni per effettuare una vera mappatura che consenta di capire cosa mettere a bando. Ma la possibile proroga di cinque anni, attuale terreno di scontro tra le forze politiche nazionali, farebbe contenti anche gli imprenditori. «Sarebbe utile in chiave Pnrr – spiega Ragusa – per preparare progetti e accedere ai fondi. Cosa impossibile se la concessione scadesse nel 2023».
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