Dissesto finanziario per molti Comuni siciliani? Il nostro giornale ne parla da quasi un anno. La scorsa settimana la Corte dei Conti ha paventato il pericolo per una ventina di Comuni. Ora di dissesto parla senza mezzi termini, in uninterpellanza, firmata dal vice capogruppo del Pdl allArs, Marco Falcone, rivolta, naturalmente, al Governo della Regione.
Molti Comuni siciliani – scrive Falcone – a causa della ripetuta ed ormai annuale riduzione dei trasferimenti statali e regionali, della cancellazione di residui attivi non più esigibili ed in alcuni casi non veritieri per fronteggiare costi come la stabilizzazione di innumerevoli dipendenti, precari da decenni, sono costretti a ricorrere alla attivazione delle procedure di dissesto, determinato, appunto dallo sforamento dei propri bilanci.
Fino ad oggi, infatti, il costo dei precari è stato a carico della Regione (impegno finanziario non indifferente, considerato che nei Comuni siciliani si contano 23 mila precari circa). Quanto ai trasferimenti, Falcone tocca un punto nevralgico. Con i Comuni, infatti, lo Stato è sempre più avaro. Per non palare della Regione che, negli ultimi tre anni, ha ridotto i trasferimenti da 900 milioni di euro circa a 600 milioni di euro. Con unulteriore riduzione, per questanno, a giudicare dal quel poco che si conosce del bilancio 2013, di altri 300 milioni di euro (dunque, i trasferimenti della Regione per i Comuni siciliani ammonteranno, questanno, a circa 300 milioni di euro: due terzi in meno rispetto a tre anni fa).
A creare problemi, soprattutto in alcune province, è anche la gestione dei rifiuti (che infatti non vengono raccolti per mancanza di soldi: il problema è solo questo). In questo caso, a incasinare i conti di tanti Comuni hanno pensato gli Ato rifiuti, in molti casi dei veri e propri carrozzoni mangiasoldi che sono stati riempiti di personale assunto con criteri clientelari.
Il risultato, di fatto, è stato il trasferimento di soldi dai Comuni ai privati (soldi che ancora i privati, in molti casi debbono incassare: debiti che in ogni caso, pesano sui conti dei Comuni).
In questo scenario, come racconta Falcone nella sua interpellanza, il Presidente della Regione, con la delibera 37 del 31 gennaio 2013, ha dato mandato al dirigente generale del dipartimento delle Autonomie Locali di emanare apposite direttive al fine di evitare il verificarsi di situazioni incresciose nei confronti di quei Comuni che stanno provvedendo alladozione di strumenti finanziari in difformità alle vigenti previsioni normative e di nominare commissari ad acta per tutti i Comuni interessati ad attivare la procedura di dissesto.
Questo passaggio non convince il vice capogruppo del Pdl a Sala dErcole. Falcone ricorda che “Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato hanno parità di rango costituzionale e, pertanto, sono enti insindacabili nelle loro scelte a partire della formulazioni dei bilanci”. E aggiunge che, nellultima manovra di bilancio varata dal Governo regionale, “il fondo per i Comuni è stato drasticamente ridotto dai precedenti 651 milioni del 2012 a 300 milioni del bilancio 2013”.
Alla luce di questi dati di fatto, quali sono, chiede il parlamentare del Pdl, gli strumenti concreti attraverso i quali si estrinsecherà lattività della Task force di cui alla citata delibera? Quali maggiori finanziamenti il Governo ha previsto nella prossima manovra finanziaria utili ad alleggerire il peso debitorio degli enti? E, infine, quali sono le situazioni incresciose a conoscenza del Governatore che hanno indotto lo stesso ad emanare la delibera?.
Insomma, al di là delle parole, al di là della Task force, chi è che mette i soldi per fronteggiare il dissesto di tanti Comuni siciliani?
Per Messina, per esempio, la Regione è intervenuta. Ma anche lì, a quanto si sussurra, ci sarebbe problemi ancora non risolti, perché i parametri del Comune di Messina – questa è ovviamente unindiscrezione – non consentirebbero lerogazione dellintervento finanziario della Regione.
In ogni caso, come già ricordato, il pericolo di dissesto riguarda centinaia di Comuni siciliani.
Ci vuole un piano ventennale di rientro, ci dice al telefono Falcone. Forse non ha tutti i torti. Perché con le parole non si scongiura il dissesto. E non si risolvono certo i problemi di quei Comuni siciliani – che non sono pochi – che non riescono più a pagare il personale.
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