Lo sfascio dell’ospedale ‘San Giovanni di Dio’ di Agrigento: tremano medici e dirigenti

LA TAC CHE NON FUNZIONE IN UNA STRUTTURA SANITARIA PUBBLICA E’ INDICE DI DEGRADO. QUALCUNO DOVRA’ PAGARE PER I DISSERVIZIO. L’IRA DI LILLO FIRETTO

Quello che è certo, in questa brutta storia, è che non è normale che in un Ospedale, come il San Giovanni di Dio di Agrigento, ci sia una Tac rotta da più di dieci giorni. Una Tac  che è come se fosse andata in ferie natalizie: si sarebbe rotta il 23 Dicembre, si sarebbe dovuta riparare il 7 Gennaio.

In questo periodo, come sappiamo, da lì sono passati due sfortunati pazienti: un uomo di 65 anni arrivato al Pronto soccorso in preda a forti dolori toracici e una donna che, dopo avere dato alla luce un bimbo con un parto cesareo, ha mostrato i segni di un sospetto edema cerebrale. Entrambi, per essere sottoposti alla Tac, sono stati trasferiti all’ospedale di Canicattì, 30 km di distanza, 30 km di viaggio e di sollecitazioni meccaniche dovute al movimento.
Il primo è morto, dopo la diagnosi dei medici canicattinesi e prima che ci fosse il tempo di portarlo, in elicottero, a Palermo. La seconda, Maria Grazia Palumbo, di 29 anni, alla quale gli stessi medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì, hanno diagnosticato l’edema, ora è in coma.

Sarà la  Procura di Agrigento, che sta indagando sui casi, ad accertare eventuali responsabilità. Quanto, cioè, il mancato funzionamento della Tac al San Giovanni di Dio abbia inciso sul tragico epilogo di queste due vicende. E a fare luce su tutti gli altri aspetti poco chiari in questo ennesimo caso di malasanità agrigentina.
Uno di questi, come accennato, è legato alla strana tempistica del mancato funzionamento della Tac. A quanto pare, infatti, non è la prima volta che si rompe durante le festività. Così si vocifera ad Agrigento e dintorni. E se questo fosse confermato, è chiaro che l’inchiesta assumerebbe risvolti più ampi  sulla gestione di quell’azienda ospedaliera.

Certo, i dirigenti sono molto preoccupati. In questo momento, la sensazione è che si stiano arrampicando un po’ sugli specchi. E che stiano cercando di parare eventuali colpi. Sorprendente la dichiarazione  del Direttore sanitario aziendale dell’ospedale ‘San Giovanni di Dio’, Alfredo Zambuto, secondo il quale non sarebbe un disservizio rivolgersi ad altri ospedali per la Tac. Una dichiarazione della quale chiede conto e ragione Lillo Firetto, Presidente del Gruppo parlamentare dell’Udc all’Ars e componente della Commissione Sanità, sempre dell’Ars:

“La giustificazione del Direttore sanitario aziendale del ‘San Giovanni di Dio’, Alfredo Zambuto secondo cui, in relazione alla mancanza della Tac, non sarebbe un disservizio rivolgersi ad ospedali vicini, è gravissima. Per un esame ormai banale di Tac, un ospedale provinciale come il ‘San Giovanni di Dio’ di Agrigento non può caricare i pazienti su un’ambulanza e trasferirli a 30 chilometri di distanza per effettuare l’esame; nell’anno 2014 non può non avere il servizio di Risonanza magnetica. Il Direttore Zambuto – conclude Firetto – chiarisca dunque urgentemente le sue dichiarazioni!”.

Zambuto comunque non è l’unico dirigente in ambasce in queste ore. Si vocifera, ad esempio, di telefonate insistenti di Angelo Trigona, direttore del reparto Radiologia dell’Asp agrigentina, ai medici canicattinesi che hanno eseguito la Tac. Per avere dettagli sull’ora in cui è arrivata la neo-mamma e l’ora della diagnosi.  Tutto si è svolto nel giro di mezz’ora, regolarmente.

Il punto, infatti, non è quello che è successo a Canicattì, ma quello che è successo ad Agrigento. Ci si domanda se Trigona si sia preoccupato abbastanza del mancato funzionamento della Tac al ‘San Giovanni di Dio’ o se anche per lui era normale. Le malelingue dicono che, in questo periodo, forse è un po’ distratto dall’assegnazione di incarichi dirigenziali ai medici ospedalieri. E che, addirittura, nelle scelte, incredibilmente, si starebbe ispirando ai soliti vecchi metodi che sacrificherebbero medici di indubbia professionalità. Ma siamo certi che si tratta di malelingue. In ogni caso, sulla cosa, i sindacati promettono di fare piena luce.

Certo è che da quelle parti, qualcosa non funziona.

 

Redazione

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