Nasce la lobby degli organismi di mediazione e dei mediatori civili in perfetto stile anglosassone per favorire la cultura della conciliazione in Italia. E’ quanto emerso a conclusione del 1° Forum nazionale degli organismi di mediazione e dei mediatori civili e commerciali, dal titolo “Speakers’ Corner della mediazione”.
Con il patrocinio della Regione Lazio, l’iniziativa si é svolta lo scorso 13 luglio a Roma presso la Camera dei Deputati. Nella cornice istituzionale di Sala della Mercede, alla presenza di diversi parlamentari, si sono ritrovati circa 200 aderenti, tra Organismi di mediazione e mediatori civili e commerciali. Il Forum, in buona sostanza, nasce come luogo di incontro di tutti gli organismi ed operatori del settore della mediazione civile e commerciale. La finalità quella di una stabile cooperazione con il mondo politico per la realizzazione di proposte di legge ma anche promuovere iniziative sociali per incentivare la cultura della conciliazione.
Ecco i numeri del settore: 874 sono gli organismi di mediazione abilitati dal Ministero della Giustizia e 327 gli Enti di formazione, mentre circa 40 mila sono i mediatori iscritti con una previsione di circa 70 mila entro la fine del 2013. Un settore in netta espansione e con enormi potenzialità non solo in termini deflattivi. Infatti se da un lato lo strumento di risoluzione extragiudiziale delle controversie in tema di diritti disponibili viene messo in pista dal Legislatore per alleggerire il carico della Giustizia civile italiana, dall’altro mira ad un miglioramento culturale della società italiana. L’obiettivo di fondo è ambizioso e mira a trasformare la società italiana da litigiosa in conciliante.
Vediamo d capire il perché. Il sistema giudiziario italiano, è noto a tutti, vive oramai da molti decenni una profonda crisi strutturale e generalizzata. Le radici affondano nell’incapacità del sistema stesso e del mondo politico di fornire risposte concrete ed adeguate ai numerosi problemi esistenti.
Paralisi e spreco caratterizzano l’organizzazione di diversi uffici giudiziari, oggetto, peraltro, di importanti tagli da parte del Governo Monti. Risulta chiaro come tale quadro rappresenti un pericoloso freno per l’economia italiana ed un disincentivo per gli investimenti stranieri.
Proviamo a delineare i contorni all’interno del quale nasce la lobby degli organismi di mediazione e dei mediatori civili e commerciali. L’inadeguatezza dell’attuale sistema giudiziario comprime l’effettività dei diritti soggettivi riconosciuti dalla legge fino a vanificarli nei casi più gravi. Aumenta sempre più nei cittadini il senso di sfiducia nei riguardi del “Sistema Giustizia Italia”. La drammatica conseguenza sul piano pratico è che la lentezza dei processi italiani rallenta lo sviluppo produttivo ed allontana gli investitori, anche stranieri dal nostro mercato. Il costo dell’inefficienza della Giustizia italiana incide per l’1% sul Pil (Prodotto interno lordo). Una enormità di spreco che l’Italia, alle prese con una crisi economica senza precedenti, non può più permettersi.
I dati pubblicati, di recente, dal Ministero della Giustizia danno il senso dell’emergenza. L’arretrato da smaltire, al 30 giugno del 2011, è pari a quasi 9 milioni di processi, 5,5 milioni per il civile e 3,4 milioni per il penale. Mentre, con riferimento ai tempi medi di definizione del giudizio, nel civile sono pari a 7 anni e tre mesi (2.645 giorni) e nel penale a 4 anni e nove mesi (1.753 giorni). Una situazione insostenibile alla quale lo strumento della mediazione civile e commerciale tenta di fornire una risposta deflattiva concreta.
Dal dibattito partecipativo al Forum sono emerse diverse proposte di modifica della normativa attuale sulla mediazione obbligatoria, introdotta in Italia con Decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010 in attuazione della delega contenuta nell’art.60 della legge 18 giugno 2008, n.69. Unanime l’intento di rafforzare il ruolo del mediatore civile e commerciale, considerato strategico per il definitivo successo della mediazione per la conciliazione. La proposta normativa emersa nel Forum, prevede di modificare il comma 3 dell’art.6 del Decreto Ministeriale n. 180 del 18 ottobre 2010. Il mediatore civile – qualora approvata la norma – rientrerebbe nelle professioni intellettuali non organizzate in ordini o collegi. In tal modo, recita il testo, “il mediatore civile potrà porsi sul mercato sia come professionista autonomo che nelle altre forme previste dalla legge”.
Tra gli impegni condivisi dagli aderenti al Forum, la necessità di qualificare e professionalizzare sempre più lo strumento della mediazione per la conciliazione. E per far questo è emersa la necessità di incrementare in modo sostanziale la formazione del mediatore. Pronta, a tal riguardo una norma modificativa dell’art.4, comma 3, del Decreto del Ministro della Giustizia 18 ottobre 2010, n.180. Il percorso formativo, ai fini del rilascio della qualifica di mediatore civile e commerciale, dovrebbe prevedere almeno 150 ore formative (anziché le 50/55 odierne) nonché la partecipazione ad almeno 10 casi di mediazione svolti presso organismi iscritti al Ministero della Giustizia.
Certamente ambiziosi gli obiettivi e chiari gli intenti della neo costituita lobby degli organismi di mediazione e dei mediatori civili e commerciali. Propositi che appaiono in perfetta sintonia con le enunciazioni dell’Unione Europea sull’argomento. Il Forum, quindi, come luogo di incontro e confronto per contribuire – in maniera diretta e fattiva – al dibattito non solo nazionale ma anche comunitario.
Il Forum si muove in linea con il recente orientamento comunitario (Risoluzione del parlamento Europeo del settembre 2011). Contribuire, in sostanza, a “stabilire norme comuni per l’accesso alla professione di mediatore”. Una lobby, pensata, quindi, sin dall’origine, come laboratorio/pensatoio. Il naturale habitat, cioè, per l’affermazione della “mediazione per la conciliazione” come modello culturale condiviso e non solo come strumento deflattivo.
Foto di prima pagina tratta da diariopernondimenticare.blogspot.com
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