L’Irsap, la Commissione Antimafia e le strane proteste di Ferrandelli…

LE ACROBAZIE TRASFORMISTE DEI RENZIANI SICILIANI: DA OPPOSITORI DI CROCETTA A SUOI SCUDIERI…

La colpa è di Matteo Renzi e del congresso del PD (che l’Italia intera si augura passi subito). Non se ne può più: pagine e pagine di giornali dedicati a questo tema, che interessa solo loro. Ma che a livello locale sta paralizzando e inquinando la politica. Se non ci fosse questo appuntamento, probabilmente in Sicilia si vedrebbero manovre meno squallide. Gli esempi sono tanti, a partire dal mancato rimpasto del Governo siciliano, della pace apparente tra Crocetta e vertici regionali di questo Partito Democratico e così via.

Renzi, dicevamo. Anche le  ambizioni di questo giovane ‘fighetto’  che è “amico di tutti perché non si sa mai”, come cantava ironicamente  Guccini, hanno causato danni nell’Isola.

Ha prestato il braccio a Crocetta, per suoi conti personali, facendo fare una pessima figura a due deputati siciliani che pure sembravano promettenti. Parliamo di un parlamentare nazionale, Davide Faraone, che dopo avere aspramente criticato Crocetta e i ‘Professionisti dell’antimafia’ compari del governatore, non ha potuto, nel conteso delle polemiche, Governatore- PD, essere coerente con ciò che aveva denunciato.

Così si è ritrovato alleato di personaggi – Crocetta e la sua band – contro cui si era scagliato, con motivazioni pesanti e concrete, in più di una occasione.

L’altro è un parlamentare regionale: Fabrizio Ferrandelli. Che oggi, nel suo nuovo ruolo di renziano, pur di dare un assist a Crocetta, ci ha regalato una acrobazia tanto discutibile quanto risibile.

Sentite questa: oggi ha disertato la riunione della Commisione Antimafia dell’Ars per protesta contro la decisione del suo Presidente, Nello Musumeci, di continuare le audizioni sul caso Irsap, sentendo anche le voci delle persone accusate dall’attuale numero uno dell’ente, Alfonso Cicero. Che, ricordiamo, è stato  piazzato lì dalla solita Confindustria Sicilia, in barba al Decreto 39, alias le norme sulle incompatibilità varate nell’ambito della legge anti corruzione.

Ovvero due ex dirigenti dell’Asi di Agrigento: Stefano Catura e Antonio Casese. Motivazione ufficiale: sono indagati dalla Procura della Corte dei Conti e da una Procura ordinaria (non dice per cosa)  quindi, dice Ferrandelli, che è pure vice presidente della Commissione, si rischia di interferire con le indagini.

La sua dichiarazione, in perfetta sintonia con quella di Antonio Malafarina, braccio destra di Crocetta nel Megafono, fa acqua da tutte le parti.  Ed è alquanto arrogante. Pretendere di dare lezioni su come gestire la Commissione Antimafia a Nello Musumeci, infatti, lo rende alquanto ridicolo. Stiamo parlando di una persona che l’antimafia l’ha praticata sul serio quando non era assolutamente di moda. E che ha una certa esperienza sul campo. Per non parlare del fatto che Musumeci  è forse l’unico politico siciliano che destina una grossa fetta della sua indennità da parlamentare alla beneficenza (lo abbiamo scoperto per caso, lui non lo dice).  Musumeci, insomma, non può  certo prendere lezioni dal primo Ferrandelli  che passa sul tema della mafia o dell’etica.

Discutibile anche il riferimento alle indagini che riguardano i due ex dirigenti Asi. Quando mai una commissione parlamentare ha interferito cone  le inchieste giudiziarie? Al contrario, può averle ‘coadiuvate’ o stimolate. Il giovanotto finge anche di non sapere che la questione Irsap, l’Istituto che ha inglobato le 11 Asi siciliane, destinato a gestire una marea di risorse, è tutt’altro che chiara. E che Musumeci, avendo subodorato l’entità delle forze che vogliono prenderne il controllo, vuole vederci chiaro. Insomma non gli basta che Montante e Cicero dicano che queste o quelle persone sono ‘cattive’. Vuole sentire tutti.  E’ l’ultima persona che potrebbe farsi incantare dalla propaganda antimafia. E Ferrandelli lo sa. Per non parlare del fatto che essere oggetto di indagini non equivale a sentenza di colpevolezza.

Se poi la coerenza avesse un senso, Ferrandelli avrebbe dovuto opporsi anche all’audizione di Cicero. Anche lui è indagato. Ad Agrigento, per diffamazione e ingiuria. E non bastano le sue numerose denunce a provare che è necessariamente  dalle parte del giusto. Quante persone da lui denunciate verranno condannate?  Ma non è che Confindustria Sicilia pensa di essersi sostituita alla magistratura?  E se le sue denunce si rivelassero prive di fondamento, chi risarcirà i siciliani di tutti i soldi che ha speso per le consulenze legali? Danno erariale?

Si potrebbe continuare all’infinito. L’unica cosa certa è che Ferrandelli e Faraone farebbero bene a riappropriarsi della loro libertà di pensiero e della loro intelligenza, a prescindere da Renzi. Ci guadagnerebbero. I siciliani non sono stupidi. Sanno distinguere i carrieristi della politica dai politici veri.

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Redazione

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