«La proroga fino a dicembre non mi soddisfa, al pari di tutte le altre mamme. Vogliamo una revoca definitiva della chiusura». Laura Zaia, la donna di Lipari che alla fine del 2014 ha partorito in casa in segno di protesta contro la chiusura del punto nascita, oggi sbandiera la propria contrarietà alla soppressione del punto di primo intervento pediatrico dell’isola. L’Asp di Messina ha concesso una proroga, così come nel caso di Mistretta, fino al prossimo 31 dicembre. Ma alle madri dei bambini che dovrebbero beneficiare del servizio, che lo scorso 24 luglio sono scese in piazza a farsi sentire, non basta.
L’obiettivo è la conferma permanente del Ppip che serve tutto l’arcipelago delle Eolie. La battaglia si combatte pure su Facebook, dove Zaia – leader del movimento spontaneo – ha inaugurato un gruppo: Giù le mani dal punto di primo intervento pediatrico di Lipari. Ma le iniziative in cantiere sono tante: «Stiamo tenendo sott’occhio la situazione e ci teniamo aggiornate – afferma la donna – se la proroga non funzionasse, siamo intenzionate a fare una petizione e a mettere in atto ulteriori proteste. Stavolta non ci fermeremo, non ci fidiamo».
Le mamme di Lipari intendono procedere per step. La priorità, al momento, è il punto di emergenza pediatrica. Ma, nelle loro iniziative, il punto nascita è sempre presente: «Lotteremo anche per quello, è un nostro diritto. Facciamo le cose gradualmente. Intanto, siamo concentrate sul pronto soccorso pediatrico. Una volta che avremo la certezza che non chiuderà, ricominceremo la battaglia per il punto nascita». Zaia, alla fine dello scorso anno, è assurta agli onori delle cronache per avere partorito la figlia Giada in casa. Un gesto eclatante che, al momento, sembra rimanere isolato: «Non mi risulta ci siano altre donne che vogliano partorire a Lipari, in casa. Purtroppo prevale la paura di ciò che non si conosce. C’è poca informazione».
A non intimorire, invece, sono le motivazioni con le quali il punto nascita è stato chiuso. A ribadirle, lo scorso marzo, è stato il Consiglio di giustizia amministrativa, auspicando un potenziamento della struttura al fine di favorire gli standard di sicurezza richiesti durante i parti. «Penso – conclude Zaia – che i soldi buttati per i viaggi in elicottero (l’elisoccorso utilizzato proprio per il trasferimento delle partorienti, ndr) li avrebbero potuti spendere per mettere in sicurezza il reparto già dal 2011. Col denaro speso fino a oggi, due ne avrebbero attrezzati, di reparti, non uno».
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