«Gli anziani non ricordano così tanta pioggia dagli anni ’50». Passata la paura, a Lipari resta l’incredulità. Un’alluvione ha travolto ieri l’isola, trasportando detriti, macchine, motorini e abitanti lungo le strade. L’acqua è entrata in case e negozi, devastando al suo passaggio. «Non è rimasto niente da prendere», commenta amara un’abitante. Viva nel ricordo di tutti i residenti è ancora la tragedia del Messinese del 2009, quando l’alluvione ha provocato almeno 30 vittime e più di mille sfollati. «Per fortuna i soccorsi si sono subito attivati, questo bisogna dirlo continua la residente, proprietaria di un bar in salita San Giuseppe che ha subito ingenti danni Ruspe e bobcat hanno lavorato per tutta la notte e ancora adesso sono in azione». A provocare un tam tam su Facebook di sensibilizzazione è stato l’appello del cantante e trombettista siciliano Roy Paci, affinché «anche questo, dopo l’alluvione del messinese, non sia un disastro di serie B». Ma le polemiche di queste ore non riguardano solo la scarsa attenzione dei media. «Anche qui, come a Messina, la natura ha fatto giustizia di abusivismo e concessioni scellerate», spiega Bartolino Leone, del Notiziario delle Eolie.
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Foto raccolte e diffuse dal gruppo Facebook Non potrai mai trogliere la Sicilia dal cuore di un siciliano
La pioggia ha iniziato a imperversare sulle Eolie intorno alle dieci del mattino, fino al primo pomeriggio. Ma a Lipari la situazione è subito diventata preoccupante. «In quel momento mi trovavo sulla strada provinciale Piano Conte-Lipari racconta Angelo Paino, un abitante Non saprei descrivere quanta acqua scendeva dai muri e in che modo si portasse dietro massi e detriti. Pensando a Messina, ho avuto paura». In paese, intanto, la situazione era anche peggiore. Ad affollare le strade erano tronchi, rami e massi. «Il corso principale è stato invaso dal fango continua il testimone – via Roma e la zona di Marina corta erano inaccessibili. Per fortuna il Comune ha subito attivato i soccorsi e in un paio di ore è stata ripristinata anche la viabilità». Sull’isola la conta dei danni non è ancora terminata ma, secondo le prime testimonianze, l’alluvione non avrebbe provocato feriti gravi. «C’è chi è rimasto bloccato in macchina e chi è stato travolto a piedi o in motorino, soprattutto gli anziani, ma per fortuna solo tanta paura», spiega Paino.
Ad essere allagato, oltre alle abitazioni e ai negozi, anche il piano terra della scuola media dell’isola. I 200 studenti si sono subito rifugiati al piano superiore. Il sindaco Marco Giorgianni – originario di Milazzo ma residente nella frazione Canneto, tra le più colpite dal nubifragio – ha disposto già ieri per motivi di sicurezza la chiusura delle scuole per lunedì. Il ricordo di un’altra alluvione, quella di Genova, e delle sue vittime mamme e figlie all’uscita di scuola di novembre dello scorso anno è ancora vivo in cittadini e amministratori locali di tutta Italia. A Lipari la tragedia si è solo sfiorata, ma non per questo la situazione è stata meno grave. «Le isole Eolie sono nell’inferno. Lipari è in ginocchio. Strade devastate. Isolani “sequestrati” in casa. I bambini senza scuola ha scritto in un post che ha subito fatto il giro del social network Facebook il noto musicista siciliano Roy Paci – Mi rivolgo soprattutto a quelle 200mila persone che frequentano le meravigliose isole solo per far vacanza». Bersaglio delle invettive del trombettista e di molto siciliani in Rete sono i media, soprattutto nazionali, che starebbero ignorando l’emergenza.
Ma non sarebbe questa l’unica vergogna del momento, secondo Bartolino Leone, direttore del Notiziario delle Eolie. «A Lipari, la causa principale del fiume in piena che ha messo in ginocchio case e negozi del centro abitato è stato la discarica abusiva di materiale da risulta che per oltre 30 anni si è permesso di realizzare nel costone di Annunziata», scrive sul sito. «Una grande montagna creata dagli scarti gettati lì dagli imprenditori edilizi della zona», spiega raggiunto al telefono. «Mentre a Canneto il problema sono i torrenti aggiunge e le case costruite sugli argini in modo abusivo ma anche con regolari concessioni».
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