«Palermo funziona». Sembra davvero compiaciuto Giovanni Mugnos, quando pronuncia questa frase nel dicembre del 2016. Come dargli torto? Del resto si è scrollato un grosso peso di dosso. Quello di farsi accordare un nuovo mutuo risolvendo le passate pendenze bancarie. «Per quanto riguarda gli amici di Palermo…ad oggi hanno corrisposto benissimo» dice, parlando con Angelo Lauria, cugino di Giovanni Lauria, 78enne ritenuto dagli inquirenti a capo della famiglia mafiosa di Licata, entrambi arrestati due giorni fa. Palermo funzionerebbe davvero, quindi, per i piani di Mugnos, ufficialmente agricoltore, ma anche lui finito in manette con l’accusa di essere stato un uomo del clan licatese. Funziona soprattutto se conosci la persona giusta a cui chiedere il tuo favore. E se non la conosci direttamente, a fare da tramite ci pensa Lucio Lutri, funzionario regionale e maestro venerabile della loggia massonica palermitana Pensiero e azione, anche lui arrestato due giorni fa per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sarebbe stato lui, secondo quanto emerso dalle indagini, a interessarsi in prima persona per risolvere i guai finanziari di Mugnos, tramite i suoi contatti massonici. È il 9 dicembre 2016 quando quest’ultimo, intercettato, lo chiama raccontandogli di avere risolto il problema con il Banco di Sicilia ma che la pratica con il Monte dei Paschi di Siena era invece passata a Palermo. Banca con la quale, confida lui stesso, avrebbe un mutuo di 50mila euro e che occorreva versare entro il 16 dicembre un’iniziale somma di 10mila euro, di cui però in quel momento non disponeva. Per tutta risposta, Lutri avrebbe invitato Mugnos a presentarsi di persona a Palermo nei giorni a seguire, in modo da presentargli «un amico carissimo». Uno che avrebbe voluto coinvolgere per risolvere i guai per cui Mugnos lo stava interpellando. «Si chiama Paolo Caracausi ed è un direttore del Monte dei Paschi…oltre che essere consigliere comunale insomma…». Caracausi, in effetti, risulta dall’82 ad oggi titolare di filiale in MpS, ed è un consiglierei comunale in carica a Palermo nelle fila di Idv. E non risulta indagato per le vicende emerse da quest’inchiesta.
Mugnos però vuole andarci cauto, e invita Lutri alla prudenza. «Meglio di presenza», gli suggerisce, invitandolo ad evitare di spiegare la questione a Caracausi per telefono. *Ci sono mai stati degli incontri di presenza tra Caracausi, Lutri e Mugnos?* Le intercettazioni di questi ultimi due lascerebbero presupporre di sì. Intanto, due giorni dopo quel primo scambio di considerazioni, Lutri informa Mugnos di una sua visita alla filiale di Ravanusa del Monte dei Paschi, per vedere «se Paolo ha funzionato». Per verificare, insomma, che Caracausi avesse effettivamente risolto i suoi problemi finanziari con l’istituto bancario in parola. Dal canto suo, Mugnos replicava di aver sentito Caracausi quotidianamente, ricevendo da parte sua anche delle rassicurazioni. Qualcosa, in effetti, pochi giorni dopo sembra risolversi: «La pratica è stata già proposta per 50mila euro, loro hanno fatto già la proposta di 50mila euro così quanto è il debito – spiega lo stesso Caracausi a Mugnos, in una telefonata intercettata il 16 dicembre 2016 -, ti hanno tra l’altro già addebitato la rata sul conto però stanno aspettando praticamente la delibera da un momento all’altro… allora ritengo che il problema non esista… Io comunque sono qui in banca e te la sto monitorando… va bene?».
Riferendosi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, all’erogazione di un prestito che MpS stava perfezionando a favore di Mugnos, per consentirgli di pagare il debito che l’indagato aveva con lo stesso istituto bancario. «In banca dal 2012, da quando sono in politica, non ho più nessun ruolo, nel senso che per diverso tempo non sono più andato in banca perché la legge me lo permetteva, adesso invece vado marginalmente, non ho un ruolo tale che mi possa permettere né di fare stralciare né di fare togliere debiti a nessuno», chiarisce come prima cosa lo stesso Caracausi, che ammette di non aver ricevuto alcuna comunicazione riguardo l’episodio in questione raccontato nelle carte. «A memoria – torna a dire -, da quello che ho ricostruito, che io ricordi, Lucio Lutri mi ha parlato di un suo amico, cosa ho fatto io non lo so e comunque al massimo… Non mi ricordo materialmente né il nome né il cognome della persona, non so nemmeno se è la stessa persona, mi ricordo che una volta mi parlò di una persona che forse mi ha pure presentato, forse l’ho vista una volta ma non sono nemmeno certo di questa cosa. Parliamo di una cosa di tre anni fa».
Quindi, potrebbe aver incontrato qualcuno, ma non solo non è certo ad oggi della circostanza, ma neppure, qualora fosse avvenuta, dell’effettiva identità della persona incontrata. «Al massimo sarò andato dal collega che si occupa della pratica di contenzioso per vedere cosa doveva proporre per chiudere la partita. Al massimo avrò fatto questo, come con chiunque mi chiede….lei ora mi sta chiamando, se mi dice che ha un amico che ha un problema io chi è l’amico non lo so, chiedo solo al collega senza avere nessun potere, poi ci pensa il collega in base alle sue competenze e a quelle che sono le procedure interne alla banca. Non ricordo nemmeno se questa persona che mi presentò era la stessa persona o meno – ribadisce -, sinceramente non saprei dirlo. Mai avuto rapporti con la mafia, ho fatto delle scelte personali eticamente al massimo dell’onestà e della correttezza. Tanta amarezza nel vedere il mio nome sul giornale, vai poi a spiegare alla gente che tu non c’entri niente».
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