Già la prossima settimana dovrebbe tenersi, a Linguaglossa, una fiaccolata di solidarietà. Amministrazione comunale, parrocchia e associazioni vogliono promuoverla per mostrare vicinanza a Antonino Cavallaro e Gianluca Arcidiacono, i due soci titolari della macelleria in piazza Giardino, all’ingresso del Comune di Etna nord per chi viene dal mare. Attività praticamente azzerata da un incendio innescato con un’auto lanciata contro la saracinesca di via Roma. Le indagini sono ancora in corso e, secondo quanto filtrato finora, alla guida del veicolo ci sarebbe stata una sola persona.
Non è stata la solita folla di clienti e passanti, oggi, ad accogliere chi si trovava a passare da lì. C’era, invece, cenere e tanta rabbia fra i gestori della macelleria e le persone a loro più vicine. Restano ancora tante domande: perché? Chi e quale movente dietro il veicolo, rubato nella notte a quanto pare proprio per fungere da ariete incendiario? A parlare a MeridioNews è Leonardo Cavallaro, fratello del socio Antonino, che davanti a tali incognite e all’ipotesi pizzo allarga le braccia: «In quattro anni di gestione, nessuno ci ha mai chiesto nulla – rivela – finora si era sempre lavorato serenamente». Perché allora tanta violenza? «Non lo sappiamo, non è stato nemmeno un furto perché abbiamo trovato i soldi ancora in cassa – risponde Cavallaro – Penso però che siamo davanti a più di un’intimidazione: ci hanno bruciato tutto con l’obiettivo di farci chiudere, il messaggio non poteva essere più chiaro».
Certo è che, adesso, la macelleria dovrà ricominciare da zero: «Dopo aver rilevato l’attività dai vecchi proprietari avevamo creato una bella realtà – racconta Cavallaro – mentre adesso ci ritroviamo con danni per più di 100mila euro. Il fuoco ha distrutto bancone, celle frigo, la merce, in pratica della bottega non è rimasto più nulla». Ma che si tratti di criminalità organizzata o no, per il giovane l’importante è che «il paese non faccia finta di nulla». Invito raccolto dal sindaco Salvatore Puglisi, che scrive su Facebook: «Non si può tacere davanti a queste cose, è un gesto che va condannato senza se e senza ma».
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