I conti di fine anno li stanno facendo in questi giorni. E sono conti che non tornano. Perché, al di là delle belle parole e delle dichiarazioni sui giornali di questo o quel parlamentare nazionale del Pd, per i Comuni siciliani il problema dei precari è tutt’altro che risolto. Certo, nei giorni scorsi il Parlamento nazionale ha autorizzato l’ennesima proroga dei contratti in attesa di un’improbabile stabilizzazione. Ma la questione centrale – i soldi per pagare i circa 24 mila precari dei Comuni siciliani – rimane senza risposta.
Certi parlamentari nazionali eletti in Sicilia – bravi solo a fare demagogia – si sono cimentati in dichiarazioni roboanti, celebrando la proroga di questi contratti concessa, bontà sua, da Roma. Facendo finta di non sapere che la situazione finanziaria dei Comuni siciliani che dovrebbero prorogare questi contratti, in molti casi resta esplosiva.
Così torniamo ai conti di fine anno. Ai numeri elaborati da ANCI Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Cosa raccontano questi numeri? Semplice: lo stanziamento della Regione siciliana per i Comuni, nel corrente anno 2014, ammonta a 530 milioni di euro. Di questi, 450 rappresentano l’ex Fondo per le Autonomie locali (ridotto del 50 per cento circa rispetto a qualche anno fa), mentre 80 milioni di euro sono per gli investimenti. Ebbene, quest’anno, su questi 530 milioni di euro di stanziamento, la Regione ha corrisposto ai Comuni 210 milioni di euro, meno della metà. E siamo già a dicembre.
Poi c’è uno stanziamento di 270 milioni di euro circa. Si tratta di un Fondo di riequilibrio per i Comuni siciliani che dimostrano di essere finiti con il bilancio in rosso per aver pagato le indennità mensili ai precari. Ebbene, di questi 270 milioni di stanziamento, la Regione ha erogato solo 100 milioni di euro circa.
Nel complesso, a valere sui conti economici di quest’anno, la Regione siciliana deve ancora erogare ai Comuni dell’isola circa 400 milioni di euro (170 milioni di euro solo per pagare il personale precario).
A questi mancati versamenti vanno aggiunti i tagli che il Governo nazionale ha operato a tutti i Comuni italiani, compresi quelli della Sicilia.
In questo scenario di crisi la domanda è una: come hanno fatto, fino ad oggi, i Comuni siciliani a pagare i circa 24 mila precari che, in molti casi, lavorano negli uffici comunali da oltre 20 anni e forse più? Semplice: ricorrendo alle scoperture di tesoreria con le banche. Cioè indebitandosi.
Come si può notare, in queste condizioni finanziarie celebrare come una grande vittoria la concessione romana un altro anno di proroga di questi contratti non significa nulla. I parlamentati nazionali eletti in Sicilia, oltre che pavoneggiarsi sui giornali alla ricerca di un improbabile consenso, avrebbero dovuto dire al capo del Governo nazionale, ieri in visita in Sicilia: caro Renzi, oltre alle proroghe alla nostra Regione servono anche i soldi per pagare questo personale.
Ma di questo tema, anzi di questo problema non si parla. Ignorando il fatto che, proroga romana a parte, i precari vanno pagati. E non si capisce, in molti casi, con quali soldi verranno retribuiti a partire dal gennaio del prossimo anno, visto che la Regione, con le casse ormai vuote, vorrebbe contrarre un mutuo di 2 miliardi di euro (vedere articolo in altra parte del giornale).
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