Licia Gioia, il 26 marzo potrebbe arrivare la sentenza Il marito è accusato di omicidio. Difesa: «Fu suicidio»

Poliziotto lui, carabiniera lei. Sono marito e moglie da qualche anno quando, la notte tra il 27 e il 28 febbraio del 2017, Licia Gioia muore per un colpo di pistola alla testa, nella camera da letto della villetta della zona di contrada Isola a Siracusa, dove vivono insieme. Nella stessa stanza c’è anche lui, Francesco Ferrari, che, dal novembre del 2018, è indagato per omicidio volontario anche se si è sempre proclamato estraneo alle accuse sostenendo, invece, la tesi del suicidio. Il 26 marzo – giorno in cui si terrà la prossima udienza – potrebbe arrivare la sentenza.

Accusa e difesa, finora, non hanno trovato una sintesi sulla ricostruzione della dinamica e sulla traiettoria dei proiettili, fornendo versioni contrastanti. Quel che è certo è che dalla pistola di ordinanza della 32enne sottufficiale dei carabinieri originaria di Latina sono partiti due colpi. L’ipotesi iniziale vagliata dagli inquirenti è quella che porta all’istigazione al suicidio. Poi le indagini, le consulenze medico-legale, l’esito delle consulenze balistiche e anche alcune testimonianze raccolte hanno fatto mutare il quadro. Il 46enne poliziotto in servizio alle questura aretusea viene accusato della morte della moglie. La marescialla che aveva arrestato Christian Leonardi, il marito dell’infermiera siracusana Eligia Ardita, che è poi stato condannato all’ergastolo

Adesso, i consulenti nominati dal gup Salvatore Palmeri hanno capovolto di nuovo la situazione, sostenendo l’ipotesi del suicidio. Il pubblico ministero Gaetano Bono aveva chiesto un incidente probatorio – per esaminare la maglietta che indossava Ferrari e sulla quale sono state trovate tracce di sangue – ma il giudice non ha rilevato necessità di ulteriori riscontri.

La sera del 27 febbraio, secondo la ricostruzione fatta dal marito, Licia lo raggiunge a letto, si siede accanto a lui, si punta la pistola all’orecchio e preme il grilletto. Nel tentativo di disarmarla – versione questa sostenuta dall’uomo durante il processo – un secondo proiettile sarebbe partito colpendo entrambi: lui alla gamba e lei al gluteo. Il tutto in meno di mezzo secondo tra un’esplosione e l’altra. Nell’immediatezza dei fatti, però, Ferrari fa una ricostruzione diversa: ai colleghi poliziotti intervenuti sul posto, spiega che a colpire la gamba è stato il primo proiettile. Sarebbe questo il motivo per cui l’uomo, rimasto ferito, non avrebbe più avuto la forza di togliere la pistola dalla mano della moglie. Versione questa che in seguito non confermerà più. 

Per il medico-legale della procura Francesco Coco, però, l’ipotesi più probabile è che Gioia abbia tentato di sfuggire a qualcuno e che il secondo colpo non sia stato immediato. Elemento questo fondamentale perché dimostrerebbe che a spararlo non sia stata la donna. Un altro elemento su cui si sono scontrati accusa e difesa riguarda gli schizzi di sangue trovati sul palmo della mano destra della vittima. Un dato che, secondo il pm e i legali della famiglia della donna, non sarebbe compatibile con l’ipotesi del suicidio: impugnando la pistola con la mano destra il sangue non sarebbe potuto finire nel palmo chiuso. Per i periti del tribunale, però, non ci sarebbe nessuna incompatibilità

Licia muore in pigiama, con i denti lavati e con la crema da notte appena spalmata sul corpo. I genitori sono certi che non si è suicidata, il marito invece è convinto che fosse depressa da tempo e che, per questo, si sarebbe sparata. Durante l’interrogatorio, Ferrari ha raccontato che quel giorno  litigarono, anche per messaggi. All’origine dello scontro, secondo l’uomo, ci sarebbe stato il disappunto di Licia per il legame che continuava ad avere con la famiglia della sua ex moglie (anche lei poliziotta), dalla quale ha anche un figlio, e in particolare per la decisione di partecipare al funerale dell’ex cognato. Quel pomeriggio, Ferrari ha detto anche di avere ricevuto una foto inquietante dalla moglie, dove si vedono i suoi piedi penzolanti da un dirupo che dà sul mare e di essere andato a prenderla a Ortigia. In realtà, il padre controbatte di averla sentita tranquilla, dopo le 17, mentre era al bancomat a prelevare. In programma la donna avrebbe avuto degli acquisti. Con tanto di lunga lista di cose da fare nel mese seguente.

Marta Silvestre

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