Sicilia a effetto domino. In questo periodo le infrastrutture dell’isola sembrano crollare una dietro l’altra, come i tasselli di una lotteria che, più che a un gioco, assomiglia a una roulette russa. In questo caso il peggio non è ancora successo e l’allarme lanciato da un’associazione agrigentina potrebbe essere utile ad evitarlo. A testa alta – questo il nome dell’ente no profit che ha sede a Licata – svolge nel territorio un lavoro di sensibilizzazione e promozione sociale contro le mafie e l’illegalità, e nei giorni scorsi ha ricevuto sulla propria pagina Facebook più di una segnalazione relativa al precario stato strutturale del viadotto Salso, situato sulla statale 115 a ridosso dell’omonimo fiume.
Nel post dello scorso 22 novembre si legge: «Non occorre la laurea in ingegneria edile per comprendere che qualcosa non va come dovrebbe andare: vistose crepe, spaccature, lesioni e addirittura tondini di ferro sganciati dal cemento che pendono nel vuoto. I dubbi da parte dei cittadini sono naturalmente legittimi». Ed è legittima pure la preoccupazione di una comunità che negli ultimi mesi ha subito enormi danni di natura umana ed economica, proprio a causa delle condizioni in cui versano le reti viarie della zona. Dal crollo del ponte Petrulla, che ha fortemente limitato gli arrivi a Licata, specie nel periodo estivo, con ripercussioni disastrose per quanti lavorano nel turismo o nei servizi legati alle attività balneari, agli incidenti mortali che, sempre sulla 115, continuano a mietere vittime.
«Ormai – afferma Antonino Catania, presidente dell’associazione – siamo un punto di riferimento per la collettività e ciò che ci contraddistingue è il lavoro in rete tra i professionisti che fanno parte del gruppo: avvocati, agronomi, ingegneri e architetti possono scambiarsi le informazioni opportune per intervenire in maniera puntuale, come in questo caso». Ricevuta la notizia, infatti, i membri di A testa alta si sono recati sul posto per documentare la situazione e hanno poi inoltrato la segnalazione all’ufficio del Genio Civile di Agrigento. Nel frattempo molti cittadini hanno espresso il proprio punto di vista sul social. Tra i commenti si legge: «Che si aspetta ad intervenire? Che crolli? Magari quando sta per passare un povero disgraziato e poi succede l’irreparabile?»; «Se intervengono ora costerebbe meno di 100mila euro, se perdono altro tempo e crolla costerebbe alcune decine di milioni, più il disagio socioeconomico dell’interruzione della strada per mesi o forse anni»; o ancora: «Si aspetta il peggio, e poi riparano».
Anche la sezione agrigentina di Mare Amico, infine, manifesta la propria solidarietà e sposa la causa dell’associazione licatese. E mentre A testa alta assicura: «Abbiamo chiesto un sopralluogo, seguiremo la vicenda», arriva la risposta tempestiva dell’Anas, che attraverso il proprio ufficio stampa fa sapere che il viadotto Salso «è oggetto di periodico monitoraggio, così come avviene sistematicamente per l’intero patrimonio infrastrutturale gestito dall’Anas. Nel corso degli ultimi anni è stato riscontrato un progressivo stato di degrado superficiale dei calcestruzzi di alcune pile e pulvini che ha interessato in particolare il copriferro delle armature». Secondo il gestore delle reti stradali, però, «tali anomalie, ad oggi, non inficiano la funzionalità strutturale del viadotto», dunque non c’è motivo di allarmarsi. Anche perché – continua l’ufficio stampa – il ponte sarà oggetto «di interventi di risanamento e ripristino corticale dei calcestruzzi di protezione già programmati nell’ambito delle attività manutentive della Direzione Sicilia dell’Anas».
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