La fine dell’estate a Licata vedrà il ritorno delle ruspe. Il Comune dell’Agrigentino ha ottenuto dalla Procura della Repubblica la lista delle 150 case che dovranno essere abbattute perché abusive. Si tratta di un nuovo capitolo della storia che già nei mesi scorsi ha portato a un innalzamento della tensione, con i proprietari degli immobili a fare barricate in strada e gli amministratori comunali vittime di intimidazioni.
Le demolizioni, stando al cronoprogramma, dovrebbero iniziare il 19 settembre. Al momento sarebbero 44 le ordinanze recapitate ai proprietari delle case costruite lungo la fascia di inedificabilità, il più delle volte a poche decine di metri dalla costa. Si tratta di interventi che, nella maggior parte dei casi, il Comune è tenuto a effettuare anticipando le somme necessarie, per poi rivalersi sugli stessi proprietari.
A parlare a due settimane dalla messa in moto delle ruspe è il sindaco di Licata, Angelo Cambiano, già destinatario di minacce in primavera. «La questione ha assunto enormi dimensioni – ha scritto Cambiano in una nota inviata al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – e non può essere affrontato soltanto da un sindaco o da un dirigente che rimangono esposti a subire, come è successo, atti intimidatori, e che non hanno strumenti per legiferare. Il problema, che risale agli anni Novanta, non può essere affrontato solo a livello locale anche per le note difficoltà economiche che stanno vivendo tutti i Comuni».
Il primo cittadino ha poi fatto riferimento alla poca chiarezza che avrebbe contraddistinto la gestione della problematica e che ha portato molti cittadini a ritenersi vittime di un’inspiegabile discrezionalità. «Non si può far finta di non sentire ciò che viene costantemente fatto rilevare e che riguarda la percezione che la moltitudine di interventi portati avanti dal Comune non siano eque nel contesto regionale e quindi vengono vissute quasi come una ingiustizia. Ci sono famiglie – ha continuato Cambiano – che hanno avuto il diniego alla sanatoria della propria abitazione e che hanno visto, invece, sanare immobili costruiti successivamente alla loro casa, lungo la stessa fascia di inedificabilità, solo perché di proprietà (secondo quanto a gran voce accusano) di politici o ex amministratori del Comune. Le demolizioni – conclude il sindaco – si devono fare, il percorso di legalità iniziato non si può interrompere, ma non si può prescindere da doverosi chiarimenti che, sicuramente, contribuiranno all’accettazione di situazioni che, altrimenti, non troveranno accoglimento».
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