Sarebbe stato il nipote, secondo i magistrati agrigentini, a uccidere Giacinto Marzullo, il licatese di 52 anni assassinato ieri pomeriggio in contrada Ritornella Margi, nei pressi della frequentatissima spiaggia di Mollarella. Nel pomeriggio, secondo quanto reso noto da Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento, il pm Carlo Cinque ha disposto il fermo di Giuseppe Volpe, 19 anni, figlio di una sorella della vittima dell’omicidio.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il ragazzo avrebbe raggiunto lo zio nel terreno in cui quest’ultimo lavorava e insieme a lui c’era anche la madre. Tra i tre ci sarebbe stato un alterco, «per forti e risalenti contrasti di natura familiare», al termine del quale Volpe avrebbe sparato allo zio, uccidendolo.
Il giovane e la madre avrebbero lasciato subito il luogo del delitto, ma sarebbe stata la donna a chiamare, anonimamente, la sala operativa del 118 per segnalare che a terra, in campagna, c’era un uomo in una pozza di sangue. Quando i sanitari sono arrivati sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Marzullo. Le indagini sono iniziate immediatamente. Le modalità del delitto hanno lasciato pensare agli inquirenti che quello non era un agguato, perciò nel corso della notte hanno interrogato alcune decine di persone, tra familiari, parenti e amici della vittima. Fra cui anche Volpe il quale, all’alba, sarebbe crollato, confessando di essere stato l’autore dell’omicidio.
Il giovane ha indicato alla polizia anche il luogo in cui aveva gettato la pistola, una calibro 9, per sbarazzarsene dopo il delitto: un canalone di raccolta delle acque piovane a poche decine di metri dal terreno di Marzullo. A quel punto il cerchio si è chiuso, la polizia ha ricostruito con esattezza l’accaduto, ricercando nei contrasti familiari, legati a ragioni economiche, la causa scatenante del fatto di sangue. Lunedì, intanto, si svolgerà l’autopsia.
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