Cronaca

A San Giuseppe Jato si presenta il libro su Giovanni Brusca e scoppia la polemica. Il sindaco: «Chi critica non l’ha neanche letto»

La polemica della settimana gravita attorno a un libro Uno così, Giovanni Brusca si racconta, edito dalle edizioni San Paolo e scritto da don Marcello Cozzi. Una biografia di uno dei killer più spietati di Cosa nostra, l’uomo che ha confessato di avere premuto il pulsante del radiocomando che diede vita alla strage di Capaci, quello che ha ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo e che in carcere ha deciso di collaborare con la giustizia. Un libro uscito lo scorso 20 settembre, ma che ha già sollevato un polverone dopo la notizia della presentazione prevista per il prossimo 18 ottobre in quella San Giuseppe Jato dove il giovane Brusca è cresciuto e dove ha mosso i primi passi all’interno di Cosa nostra. «Sono stato ritualmente affiliato all’età di 19 anni, credo di essere stato uno dei più giovani nella storia di Cosa Nostra» si legge nell’incipit del libro.

Tutto ha inizio da una telefonata tra il sindaco del Comune jatino, Giuseppe Siviglia e don Marcello Cozzi. «Secondo me si pone un problema di moralità e per questo è necessario presentarlo – aveva detto il primo cittadino – Non potevo esimermi dall’invitare don Cozzi; decideremo insieme la data nei prossimi giorni. Ritengo che sia giusto presentarlo da noi per scuotere le coscienze della cosiddetta zona grigia, affinché anche queste persone passino dalla parte della legalità e collaborino con le Istituzioni». Parole a cui è seguita l’ufficializzazione della data di presentazione, organizzata al centro comunale che porta il nome di Paolo Borsellino. Parole che non sono bastate a fare esplodere la polemica. Primi tra tutti i componenti dell’opposizione in consiglio comunale, che in una nota congiunta hanno dichiarato: «Noi siamo invece convinti che per scuotere le coscienze e per educare alla legalità vi sia bisogno dell’esempio positivo di donne e di uomini che per i loro ideali di libertà e di giustizia sono stati vittime della mafia».

Una polemica a cui la politica non si è ancora accodata per larga parte, eccezion fatta per il vice segretario regionale e coordinatore provinciale dell’Udc Salvino Caputo e Paolo Franzella, che si scagliano contro «la presentazione del libro di Giovanni Brusca», non intendendo peraltro che il libro non è stato scritto dal boss. «Consentire al carnefice Brusca di avere una platea pubblica per manifestare il proprio pensiero criminale e comunque per esternare motivazioni e pentimenti proprio nel comune di nascita e dove ha compiuto efferati omicidi, con il paradosso di una iniziativa pubblica , significa suscitare reazioni, rabbia e incredulità» continuano i due, che chiedono l’intervento della commissione antimafia regionale e di quella nazionale.

Da qui la replica del sindaco. «Questa vicenda è stata strumentalizzata, perché sono sicuro che coloro che hanno fatto dichiarazioni contro la presentazione del libro su Giovanni Brusca a San Giuseppe Jato non lo hanno letto e non conoscono l’autore, don Marcello Cozzi – conclude Siviglia – Il libro non elogia Brusca e neanche lo riabilita. Brusca rimane quello che è. Ma ci sono alcuni passaggi che vanno divulgati nei luoghi in cui lui é cresciuto. Noi facciamo antimafia e ritengo che l’antimafia unisca e non divida. Non penso, quindi, che né Libera, né il centro Borsellino, dove verrà presentato il 18 ottobre, siano realtà che vogliano elogiare i delinquenti come Brusca».

Ma di cosa parla questo libro? Secondo l’editore, «in questo volume Brusca si racconta e – nel dialogo con Don Marcello Cozzi, esperto nell’accompagnamento ai pentiti di mafia e sacerdote abituato a confrontarsi con tragedie, ingiustizie e faticosi percorsi di riconciliazione – si espone al giudizio del lettore e si mette nelle mani di un mistero di misericordia più grande di lui». Don Cozzi, lucano, autore di diversi testi, molti dei quali su mafia e criminalità, è presidente della Fondazione nazionale antiusura Interesse uomo, è stato vicepresidente della Federazione italiana delle associazioni antiracket e antiusura, e vicepresidente di Libera, associazione per la quale oggi coordina il tavolo nazionale di confronto ecumenico e interreligioso.

Gabriele Ruggieri

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