Librino, un orto sociale tra i palazzoni Al San Teodoro si seminano i grani antichi

Cemento e terra. Guardare Librino e immaginare quanti alberi, aranci e ulivi sono stati sacrificati alla speculazione edilizia. Non è facile ma è il Pasta Madre day e, nell’orto ricavato accanto al Campo San Teodoro, basta una zappa e un po’ di buona volontà per capire quanto ancora il suolo di quelle che una volta erano chiamate terreforti abbia da offrire. Danilo Pulvirenti, chimico, blogger su CTzen e attivista ambientalista con Rifiuti zero Sicilia e  forum catanese Acqua bene comune, è infatti stupito. «Qui si può coltivare di tutto, guardando Librino dall’esterno non ci si rende conto di quanto terreno fertile inutilizzato ci sia» afferma.

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Con gli altri volontari delle associazioni organizzatrici della giornata dedicata al lievito naturale – oltre alle già citate ci sono anche Manitese Sicilia e ‘A Fera Bio – Danilo sta in cima alle gradinate del campo da rugby appena omologato dalla federazione, un piccolo miracolo di erba naturale dove prima, pochi mesi fa, crescevano rigogliose solo le erbacce. E, guardandosi intorno, la nostra guida non sta dietro all’immaginazione: «Si possono fare decine di progetti con i ragazzi del quartiere, tutti orientati alla sostenibilità ambientale», spiega. Dentro il San Teodoro ha già prenotato uno degli spazi parcellizzati dell’orto, ci realizzerà una compostiera. Ma non è il solo ad aver pensato, vedendo quella striscia di terra trasformata in un campo da rugby dove l’erba cresce così bene, che in quell’altra striscia di terreno addossata alla recinzione valeva la pena metterci anche le verdure. O seminarci i grani antichi siciliani.

«Funziona così: da giovane pensi alle ragazze, da adulto le puoi solo guardare e alla mia età molli tutto e vai a zappare» scherza Alfio, librinese doc. Non è così anziano come nelle sue battute Alfio – che di mestiere fa l’attore e non dimostra più di 55 anni – però è stato uno dei primi a farsi assegnare la piccola parcella di terra da coltivare dal comitato campo San Teodoro. Ci ha già seminato patate, fave e aglio, lui che in queste campagne ci vive da sempre, nato e cresciuto a poche centinaia di metri dal San Teodoro, in quella zona che vede ancora qualche casa rurale chiamata Borgo Librino. «Mio padre era contadino, io qualche piccola cosa la ricordo ancora di come si coltiva la terra» sorride mentre guarda il muretto di cemento e pensa a una magnifica idea per nasconderlo: vorrebbe piantare delle rose.

Al centro dell’orto i lavori proseguono con profitto, nella parte non ancora parcellizzata si sta seminando la timilia, un tipo di grano duro molto antico e in via d’estinzione. E dalle doti eccezionali. «Di solito si semina a novembre e si raccoglie a giugno. Ma a questa varietà di grano siciliano bastano appena tre mesi per crescere» spiega Antonio D’Amico, presidente di Manitese Catania e vero esperto di agricoltura. Si zappa, per circa un’ora, poi Antonio porge tre ceste piene di semi, e dà istruzioni: «Prendetene dei pugni e lanciateli lungo il solco». Ci vogliono dieci minuti per seminare questo orto sociale non troppo grande, compreso il tempo per ricoprire il solco e non permettere di fare degli spuntini agli uccelli. Ma rapidamente da questo terreno spunteranno anche i risultati del lavoro di oggi. «Se tutto andrà bene, tra un paio di settimane dovrebbero spuntare i primi germogli» afferma Antonio, sorridente. Che, insieme a Danilo e agli altri, ha giusto il tempo di posare vanghe e rastrelli. «Alle 18.00 c’è il corso di panificazione, il pane fatto con questo grano è ottimo, e stamattina, in piazza Verga, è andato a ruba» spiega Danilo. Che tra le tante idee di questa giornata dedicata ai lieviti naturali ha visto concretizzarne una, cioè mettere su un gruppo di acquisto. «Si chiama Gaff, gruppo acquisto farine e frumenti antichi siciliani».

[Foto di Ilena Vecchio]

Leandro Perrotta

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