Librino, protesta per l’apertura del San Marco «Promesse di anni non sono state mantenute»

Si è tenuto oggi a Librino, tra viale Bummacaro e viale Moncada, un partecipato – circa trecento persone – presidio di protesta voluto dagli abitanti e da  varie realtà associative legate al quartiere e alla città, che chiedono ormai da anni e a gran voce l’apertura dell’ospedale San Marco e, soprattutto, del pronto soccorso nel gremito rione catanese. «La giornata di oggi è il risultato di promesse reiterate ma mai mantenute da parte delle istituzioni, siamo molto preoccupati per la sicurezza delle persone», commenta un esponente della Piattaforma per Librino, una delle reti di abitanti del quartiere.

Oltre al danno procurato dalla mancata apertura del nosocomio – che contribuirebbe a servire un’ampia porzione della popolazione residente nella zona Sud della città – la beffa dell’apertura, domani, del pronto soccorso del Policlinico. Con il conseguente trasferimento del personale della struttura di via Plebiscito, che chiuderà. «Ci avevano assicurato che il pronto soccorso di via Plebiscito non sarebbe stato dismesso prima dell’apertura del San Marco. Eppure, oggi stiamo ancora aspettando e sono anni che aspettiamo». L’ultima promessa pubblica in questo senso è datata 2016 ed è stata fatta nel corso di una conferenza stampa a Palazzo degli elefanti.

I lavori di costruzione del San Marco sono infatti iniziati nel lontano 2008 e sarebbero dovuti terminare, con la consequenziale consegna dell’ospedale alla città, nel 2011, ma così non è stato. «È dal 2015 che ci promettono l’apertura e noi siamo certi che l’ospedale aprirà accogliendo circa tre reparti, ma noi vogliamo un ospedale che sia funzionale al cento per cento e che abbia un suo pronto soccorso. Siamo a due passi dalla zona industriale, è una zona dove si verificano molto spesso incidenti stradali, è una zona che ha bisogno di un suo pronto soccorso».

Tanta l’insofferenza e la preoccupazione tra gli abitanti: alcuni ironicamente commentano «Chi fa? ‘Aiu a moriri?», altri soprattutto madri e donne raccontano storie personali sul disagio derivante dall’assenza di un’assistenza emergenziale nel posto. «L’altro ieri ho passato tutto il giorno al Garibaldi con la flebo, non c’era neanche una sedia», racconta una dei manifestanti. Sottolineando le perplessità sulla possibilità, per l’ospedale di piazza Santa Maria di Gesù, di contenere le richieste di emergenza che prima si riversavano sul Vittorio Emanuele.

«Per noi l’ospedale è una realtà fondamentale, sia dal punto di vista della sicurezza sanitaria, sia per la rilevanza sociale che un ospedale di tale portata può avere su tutto il quartiere», aggiunge Guglielmo Barletta della Piattaforma sociale di Librino. «Aprire questo ospedale significherebbe anche posti di lavoro, punti di ristorazione, muoverebbe insomma tutta l’economia e le risorse che il quartiere è pronto ad offrire». 

Rossella Cirrone

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