Librino, dodicenne precipita in un buco «Mettete in sicurezza il palazzo di cemento»

Ha fratture multiple e una grave emorragia interna, ma le sue condizioni sembrano migliorare. Ha lottato con la morte, è rimasto in coma fino alla tarda serata di ieri il piccolo Cristian, nel reparto rianimazione dell’ospedale Vittorio Emanuele II di Catania, dove è stato trasportato d’urgenza. Il tutto dopo un incidente che ha dell’incredibile: precipitato domenica sera in un buco sul pavimento all’esterno del palazzo di cemento di Librino, lo stabile abbandonato di proprietà comunale in viale Moncada 3, a due passi da casa sua. E ora parenti e vicini di casa chiedono la messa in sicurezza dello stabile, da troppi mesi abbandonato dopo il clamore dello sgombero forzato.

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«Devono chiuderlo e metterlo in sicurezza, lo diciamo da mesi. Anche dopo l’incidente non c’è nulla che segnali il pericolo, eppure qui al centro ogni giorno vengono 120 bambini, più quelli del palazzo e dei dintorni», spiega Giuliana Gianino, direttrice del centro Caritas Talità Kum che ha sede proprio di fronte al luogo dell’incidente. Cristian viene descritto come un ragazzino tranquillo, che andava regolarmente a scuola, a scuola calcio e a giocare nel centro Caritas. «Lui è un bambino seguitissimo dai genitori, e non possono capitare certe cose mentre si gioca. Se fosse capitato in corso Italia sarebbe successo uno scandalo», afferma Gianino, per la quale la responsabilità di quanto accaduto è da imputare alla negligenza dell’amministrazione comunale: la scala è perfettamente accessibile, così come l’interno dello stabile, nonostante lo sgombero degli occupanti abusivi del palazzo nel 2011 e i lavori eseguiti subito dopo.

«Il colmo, nonostante la responsabilità sia chiara, è che magari invece di ripristinare la sicurezza dai servizi sociali del Comune faranno una denuncia per negligenza alla famiglia. Noi, lo dico fin da ora, ci opporremo a qualsiasi provvedimento simile e faremo tutto quanto è necessario per far ripristinare subito la sicurezza nel Palazzo di cemento», afferma Giuliana Gianino, che conta sul supporto di tutti gli abitanti della zona. Al centro Talità Kum è un continuo via vai di persone, che chiedono e si informano con la direttrice sullo stato di Cristian, ma anche su quando «del fatto si parlerà sui giornali». Sono le stesse persone che ad agosto, insieme a dei volontari, hanno ripulito l’intera zona da decine di tonnellate di rifiuti e macerie, mai rimosse dall’amministrazione dopo i lavori, eseguendo alcuni piccoli lavori di messa in sicurezza e pulizia, piantando anche alcuni alberi.

«Gli abitanti sono diventati dei cittadini attivi in pochi anni e la pulizia e la sistemazione delle aiuole qui davanti è la prova, fatto tutto con le proprie forze, senza intervento del Comune. Ma ci sono cose che i cittadini anche con la buona volontà non possono fare da soli», spiega Gianino. Il buco nelle scale dal quale è caduto Cristian è stato causato anni fa «dalla caduta del motore di un ascensore, dei ladri cercavano di portarlo via ma lo hanno fato cadere», conclude Giuliana.

 

Leandro Perrotta

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