Il 13 luglio a Gela si tornerà alle urne. Nessun candidato, niente santini elettorali. Ai cittadini verrà sottoposto un semplice quesito: volete stare con l’ex provincia di Catania? La sostanza è questa. Nella forma il testo dirà: «Sei favorevole ad aderire al libero consorzio di comuni di Catania, istituito dall’art. 1 della legge regionale 24 marzo 2014, n. 8, come deliberato con atto di consiglio comunale n. 69 del 28/5/2014?». Una scelta importante non solo per i gelesi, ma per gli equilibri dei nuovi consorzi nati dopo l’abolizione delle province da parte della Regione Sicilia. Fuori dall’area metropolitana, Gela diventerebbe automaticamente il Comune con più residenti tra quelli dell’ex provincia, e quindi sarebbe la città capofila dell’unico libero consorzio del Catanese. Uno scenario che non piace affatto agli altri centri principali dell’ex provincia, a partire da Acireale che, a quel punto, potrebbe valutare il ritorno nell’area metropolitana. Per la felicità del sindaco Enzo Bianco. Facile che il 13 luglio a Gela vincano i sì, vista la storica voglia di autonomia rispetto al capoluogo Caltanissetta. Meno semplice che il 50 per cento più uno degli aventi diritto vada a votare. Eppure quest’ultima è condizione necessaria, visto che si tratta di un referendum confermativo.
Sono passati già tre dei sei mesi a disposizione dei Comuni per decidere sul proprio futuro. La legge approvata dall’Ars nel marzo scorso istituisce nove liberi consorzi (tanti quanti le ex province) e le tre aree metropolitane di Catania, Messina e Palermo. I Comuni limitrofi che vogliono annettersi alle città metropolitane lo possono fare mediante decisione del consiglio comunale. I Comuni che invece vogliono cambiare o creare un nuovo Consorzio devono indire un referendum. A patto di rispettare due criteri: il principio di continuità territoriale e quello sul numero di abitanti, il nuovo Consorzio dovrà avere una popolazione minima di 180mila residenti, mentre lente di provenienza deve mantenere minimo 150mila abitanti. Ma fino ad ora i tentativi di creare nuovi consorzi non sono andati a buon fine. Continuano a provarci le Aci, così come l’area ionica, indecisa tra guardare a Nord, verso i comuni del Messinese o a Sud, proprio verso Acireale. Lunedì il consiglio comunale di Giarre voterà per la costituzione del consorzio Jonia-Taormina-Etna. Ma anche in questo caso servirà un referendum e i tempi stringono. Mentre a Riposto è stata incaricata una commissione per elaborare una proposta da presentare quanto prima in consiglio comunale.
Il Comitato per lo sviluppo dell’area gelese, promotore della proposta che verrà sottoposta a referendum il 13 luglio, ipotizza uno scenario in cui l’ex provincia etnea verrebbe divisa in due parti: una a nord, con Acireale alla guida di quel libero consorzio, l’altra a sud, con Gela come comune capofila perché più popoloso degli altri. Eppure c’è chi scommette su un ritorno di Acireale nell’area metropolitana, grazie alla vicinanza di Bianco al nuovo sindaco, Roberto Barbagallo. Ai fini dei finanziamenti europei, Catania dovrà vedersela con città ben più importanti e popolose e attualmente nella classifica riconosciuta dalla Ue è solo 94esima. Ma Barbagallo smentisce. «Da consigliere ho votato per il consorzio delle Aci e rimango di quella idea. Nonostante l’apertura di Bianco, non credo che torneremo indietro». C’è, tuttavia, un però. Grande quanto le reali possibilità che il consorzio delle Aci veda davvero la nascita. Se così non fosse e allo stesso tempo i gelesi scegliessero Catania, anche Acireale sarebbe costretta a cedere a Gela la leadership di comune capofila. «A quel punto – spiega Barbagallo – bisognerà valutare se è meglio tornare nell’area metropolitana. Dalla prossima settimana mi occuperò anche di questo».
Un puzzle ancora difficile da comporre e che durante l’estate avrà sicuramente nuovi assestamenti. L’ultima parola spetterà comunque all’Assemblea regionale siciliana. Saranno infatti i deputati a delineare il definitivo nuovo assetto territoriale dell’Isola.
[Foto di Mikelecss]
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