Lezioni contro il cyberbullismo al liceo Galileo Galilei «Succede nel mondo virtuale, ma conseguenze reali»

Cyberbullismo, reputazione digitale, dipendenze web mediate, educazione digitale e sexting: sono questi gli argomenti affrontati questa mattina al liceo scientifico Galileo Galilei di Palermo con l’iniziativa Scelgo io! Digito positivo, giovani a confronto per costruire una rete migliore. Un’iniziativa promossa da Anief, col supporto dell’Ente per la formazione Eurosofia, e dalla onlus Cuore e parole, fondata nel 2004 e molto attenta alle tematiche legate alla salute dei ragazzi. Palermo è la quinta città in cui la onlus fa tappa oggi per dire no a ogni tipo di violenza, e lo fa con un progetto adottato anche dal Ministero dell’Istruzione, nell’ambito delle iniziative promosse da Generazioni Connesse, un lavoro mirato a promuovere un uso consapevole della rete. «Da oltre dieci anni ormai siamo a fianco dei docenti per portare nelle scuole delle officine creative», spiega subito la giornalista Paola Brodoloni, fondatrice di Cuore e parole onlus. «Oggi siamo qui per aiutare i ragazzi a vivere Internet in modo positivo. Bullo e vittima sono spesso persone singole, ma i veri complici sono quelli che stanno a guardare – spiega – Il contorno ride, ma sono proprio gli altri che possono fare la differenza», aggiunge.

Tra i ragazzi attenti delle classi quarta c’è anche uno studente d’eccezione, anzi, un ex studente: «Io provengo da questa scuola e devo dire che non mi sono mai dovuto confrontare con episodi di bullismo, diciamo che il Galilei è in una zona fortunata di Palermo». Lui è Roberto Lipari, star di Made in Sud e vincitore di Eccezionale veramente. Secondo il giovane comico palermitano, però, per vie traverse siamo tutti coinvolti nel fenomeno. «Per il lavoro che faccio ho avuto modo di conoscere i cosiddetti haters – racconta -. Credo che il bullismo ci sia sempre stato, semplicemente cambiano i mezzi. Oggi c’è il web, da cui io ho preso il meglio riuscendo a crearmi un lavoro. Un uso positivo della tecnologia del mio tempo, così come Peppino Impastato con la sua radio attaccava la mafia mentre altri passavano solo musica». Ma cos’ha il bullo in particolare, secondo Lipari? È quel personaggio che, nella scala evolutiva, ha perso i vantaggi acquisiti nel tempo come l’ironia e che quindi regredisce alla forza bruta.

«Chi è bullo si è dimenticato di essersi evoluto. Che sia cyber o no, il bullismo segue sempre le stesse logiche: ai miei tempi si scriveva sulle porte dei bagni, oggi su Facebook», dice, continuando: «La prima storia di bullismo che ho sentito è stata quella di cappuccetto rosso, e lì a fare la differenza è stato il cacciatore. Oggi davanti a me ho tanti potenziali cacciatori, nel senso che chiunque sentendo qualcosa può decidere di intervenire o meno, cogliendo l’occasione di cambiare le cose». Il ruolo più importante quindi è quello degli altri, che possono decidere se continuare a cacciare indisturbati o intervenire nella storia cambiandone le sorti. A parlare ai giovani c’è anche il responsabile dipartimento della polizia postale Vincenzo Macrì, che mette subito in guardia: «Quando qualcosa entra in rete, vi resta per sempre, i contenuti continuano a esistere nei dispositivi che li hanno scaricati e visualizzati».

Le conseguenze per chi usa la rete in modo scorretto sono gravi, e in Italia la legge non distingue fra chi diffonde e chi produce un contenuto specifico. Ma il punto, secondo Macrì, non è tanto l’aspetto della punibilità, quato il fatto che la tutela del corpo e dell’initimità deve essere prioritaria anche per noi stessi, ai quali in primis è vietato disporne. «Attenzione anche a ciò che documentate e che condividete, quello che esiste oggi in rete esisterà e ci identificherà per sempre – prosegue – Oggi avete opportunità e libertà che ai miei tempi non esistevano: riflettete sempre prima di ogni click. Il mondo virtuale così come quello reale non è quel paradiso in cui pensiamo di vivere e quello che pensiamo di aver condiviso solo con pochi intimi non rimane in realtà circoscritto». L’empatia potrebbe essere una delle chiavi per imparare il rispetto reciproco, lo dicono a gran voce gli psicologi e psicoterapeuti Angela Seminara e Cosimo Maurizio Gentile.

Ma il problema del bullismo, prima che dei ragazzi, è degli adulti: «Dobbiamo entrare in contatto coi giovani – spiega Gentile -. Siamo in un mondo iperconnesso, dobbiamo stabilire un limite da non valicare. Il web è anche una realtà gravida di opportunità positive, dovremmo saperle gestire e promuovere». Secondo l’esperto oggi starebbe avvenendo una vera e propria violentizzazione della società: «Dovremmo farci carico di questa violenza e cambiare le cose usando il cervello in modo più riflessivo, contribuendo alla circolazione del benessere della mente con comunicazione, dialogo, rispetto e riconoscimento dell’altro, questo se anche dentro le scuole si fa un’educazione affettiva e alle emozioni». L’evoluzione è inarrestabile, del resto, e il fenomeno non può certo esaurirsi prendendo un’impossibile distanza dalla tecnologia in uso oggi. 

Silvia Buffa

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