Sette pagine, registrate al protocollo dell’assessorato regionale al Territorio undici giorni fa. La pietra tombale per l’impianto di gassificazione che la Sicula Trasporti vorrebbe costruire a Catania – vicino alla discarica di proprietà della famiglia Leonardi e sequestrata dopo il blitz Mazzetta Sicula – potrebbe stare in questo documento. A spedirlo sono stati gli uffici dell’ex Provincia di Catania, nella veste di ente gestore della riserva Oasi del Simeto. Il sito è tra quelli che potrebbero risentire dell’entrata in funzione di un impianto progettato per trattare 150mila tonnellate all’anno di rifiuti, producendo energia elettrica dalla combustione del syngas, un gas di sintesi.
«Si ritiene che la valutazione di incidenza ambientale appropriata proposta dalla ditta Sicula Trasporti risulti carente nei contenuti essenziali», si legge nel parere della Città metropolitana. I motivi alla base del giudizio sono diversi: carenze nella descrizione degli habitat presenti nelle zone protette, mancata considerazione degli impatti cumulativi con gli altri insediamenti industriali della zona, criticità nelle analisi degli effetti sull’aria nel lungo periodo. Non va meglio per le ricadute di sostanze inquinanti come diossine e Pm10, stimate, secondo l’ente gestore della riserva, senza indicare modi e tempi dei monitoraggi ambientali. «ll pericoloso effetto di bioaccumulo degli inquinanti sulla matrice suolo – si legge nella relazione in cui viene richiamato il principio di precauzione – potrebbe riflettersi su tutto il sistema biotico dei vegetali e della fauna presente, entrando a far parte della catena alimentare».
A dispetto di quello che si potrebbe pensare, la storia del gassificatore affonda le radici a fine anni Duemila. I Leonardi già nel 2009 ottennero l’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto. Era l’epoca in cui al servizio Via-Vas della Regione lavorava anche Gianfranco Cannova, il funzionario regionale condannato per le mazzette legate alle autorizzazioni di Oikos. Tuttavia l’impianto non fu mai costruito. Soltanto nel 2018, l’impresa ha tirato fuori dal cassetto il progetto, riproponendolo con alcune modifiche. Nella versione aggiornata prevedrebbe due linee di lavorazione per complessive 480 tonnellate giornaliere di rifiuti e una produzione quotidiana di 800 megawattora.
Finito al vaglio della commissione tecnico-specialistica guidata da Aurelio Angelini, il progetto è stato oggetto di una lunga serie di rilievi a inizio 2020, pochi mesi prima del blitz della guardia di finanza. La commissione ha segnalato anche l’esigenza di affiancare la documentazione con una valutazione d’incidenza ambientale di secondo livello e un parere dell’ente che gestisce l’Oasi del Simeto. Il tutto ai sensi di normative già esistenti nel periodo in cui la Sicula Trasporti ottenne l’ok sia all’impianto di gassificazione che a quello, in servizio da anni, per il trattamento dei rifiuti prima del deposito in discarica.
Con l’acquisizione del parere, la Cts della Regione potrà andare avanti nella valutazione della compatibilità ambientale del progetto di Sicula Trasporti. L’iter si era bloccato a dicembre 2020 quando la commissione, dopo un primo parere interlocutorio, aveva restituito il progetto all’assessorato. «Tra la documentazione presentata – aveva affermato la Cts – non risulta la nota di invio della richiesta di parere all’ente gestore e che detta richiesta di parere preventivo risulta obbligatoria». Alla fine il pronunciamento dell’ente gestore è arrivato. «Il progetto non potrebbe coesistere, nel territorio analizzato, con altri già realizzati e da realizzare nel Comune di Catania», hanno scritto gli uffici dell’ex Provincia. Citando, tra quelli da realizzare, anche l’inceneritore proposto da Si Energy. Per quest’ultimo, tuttavia, va ricordato che il progetto non ha ancora avuto il via libera ma è ancora in fase di valutazione, dopo la ricca integrazione presentata dall’impresa allo scadere dei sei mesi chiesti per convincere la Regione della bontà dell’opera dal punto di vista ambientale.
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