Lettera da Sciacca/ Nel paese delle grandi opere lasciate a metà

da Giuseppe Catanzaro

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Arriva il decreto sblocca Italia. Nessuna opera siciliana nell’elenco”. Da cittadino, leggendo la notizia, mi chiedo subito come sia possibile che nell’elenco in questione non venga, in alcun modo, citata neppure una richiesta di finanziamento e di intervento, riguardo le molte opere incompiute che ci sono in Sicilia. Le questioni che emergono sono essenzialmente due: o come cittadini non ci siamo accorti nessuno, che le opere sono state completate a nostra insaputa, oppure i nostri sindaci non hanno saputo cogliere l’occasione propostaci dal Governo per completare gli eco mostri di cemento incompleti, sparpagliati tra un lido e una riserva naturale.

Parlando da cittadino di Sciacca e studente appassionato di politica, ma al momento senza alcuna collocazione in partito o associazione, mi chiedo che fine faranno le opere come il teatro Samonà che, ricordo, è stato fortemente voluto dall’allora amministrazione comunale degli anni ‘70 e che, dopo svariate riprese di completamento, una testata giornalista nazionale, rilanciando la notizia, ha definito il teatro “uno spreco infinito. 35 anni di lavori. 30 miliardi spesi nella prima Repubblica e altre 8 milioni e mezzo finanziati dalla Ragione del 2006”.

Dopo più di trent’anni il teatro non è stato completato, nessuno sa come è strutturato al suo interno e, che fine farà se e, quando verrà ultimato, visto che “secondo una stima dell’amministrazione comunale – come si legge dalla testata nazionale – avrebbe bisogno di fondi tra i 500 e i 900 mila euro l’anno, per essere gestito”.

Oltre al teatro Samonà ci sarebbero anche, come cita un’altra testata nazionale in un articolo del 10 Febbraio 2014, le piscine comunali i cui lavori sono iniziati nel 1975 con un investimento pari a 10 miliardi delle vecchie lire.

La chiesa della Perriera i cui lavori di restauro avviati nel 1988, hanno visto una loro fine, soltanto dopo che nel 2011 la Regione ha mandato un ulteriore importo di 3 milioni di euro perché i soldi erano terminati prima che fosse ultimata la struttura.

Il museo del mare: che paradossalmente non ha una rete idrica, ne una linea telefonica, quindi è privo di un servizio informazioni dovuto anche all’assenza di collegamento internet. Ma ancora più paradossale è il fatto che l’unica strada che potrebbe portare al museo è nei fatti, impraticabile.

La chiesa della Raccomandata: che al di la della sua nominazione, di raccomandato pare non abbia proprio nulla, visto che, dopo aver ricevuto un finanziamento di ben 627 mila euro per la ristrutturazione, la chiesa è stata aperta al pubblico “al massimo tre volte l’anno per spettacoli a basso costo” mentre fino a pochi anni fa, nel gradino della restaurata chiesa, andavano a pascolare le pecore .

E ancora, il ponte Verdura, crollato nel Febbraio 2013, quindi più di un anno fa. E’ la questione delle questioni: non è degno di finanziamento?

Mi chiedo, nonostante i tecnici della’ANAS abbiano già predisposto il progetto di ricostruzione, avendo “pronti 11 milioni di euro per dare corso all’appalto dei lavori,” piuttosto che far gravare questi costi sulle ‘casse’ della Regione siciliana, perché non sfruttare l’occasione dello ”sblocca-italia” in tal senso?

In vista del prossimo consiglio comunale di Sciacca, e non solo, mi auguro che, partendo da questa mia lettera, i Sindaci dei Comuni agrigentini e siciliani sfruttino gli ultimi 7 giorni di tempo rimasti per aderire al progetto ‘sblocca-italia’ poiché, come abbiamo visto, di opere incompiute ne abbiamo e, ahimè, anche abbastanza.

Foto tratta da agrigentocronaca.net

 

 

 

Redazione

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