Lettera aperta di un dirigente della Regione siciliana

CHE FARE QUANDO LA POLITICA LANCIA ACCUSE GENERICHE? FORSE L’UNICA COSA DA FARE E’ LASCIARE ‘CUOCERE’ TALI POLITICI NEL PROPRIO BRODO…

Gentile direttore,

mi rivolgo a te perché sinceramente non so a chi altri rivolgermi.

Comprendendo il tuo stupore vengo subito al dunque. Una recente intervista rilasciata da un deputato nazionale siciliano, componente della segreteria nazionale del PD, ha inferto una ulteriore ferita al mio amor proprio di cittadino rispettoso delle leggi e di lavoratore della Pubblica Amministrazione, nella fattispecie di dirigente della Regione siciliana.

Sono stato tentato di scrivere direttamente all’interessato, ma avrei rischiato trascendere nei toni.

Sono stato tentato di scrivere al mio sindacato, ma ha già risposto e rintuzzato le critiche, chiamiamole così, senza però dare alcuna soddisfazione al mio amor proprio ferito in quanto si tratta di una difesa di parte.

Sono stato tentato di scrivere all’assessore alla Funzione pubblica, sia in quanto collega (è dirigente della Regione siciliana anche lei) sia in quanto detentrice di tutti i dati e le informazioni che possono dimostrare la gratuita di certe affermazioni fatte dall’uomo della strada che si ammanta di autorevolezza soltanto perché legge qualche statistica della Ragioneria generale dello Stato senza peraltro comprenderne appieno il significato se non nel precipuo interesse della tesi che vuole dimostrare, ma non avendo risposto di propria sponte, come avrebbe dovuto fare difronte a una serie di inesattezze e imprecisioni, ho immaginato che in questo momento non le fa giuoco difendere la categoria dei dipendenti regionali impegnata com’è nella campagna elettorale per le elezioni europee.

Mi sei rimasto soltanto tu, gentile direttore, al quale indirizzare questo sfogo e sperare, qualora tu deciderai di pubblicarlo, di non raccogliere troppi insulti e facili predicozzi dal popolo dal commento facile e dal freno inibitore lasco.

In cosa consiste il mio sfogo.

Il mio sfogo consiste nel confessare che provo oramai un senso di paura. Paura per quello che appaio essere agli occhi della gente.

Pensavo di essere un uomo che nella sua vita ha provato a seguire il suo cammino cercando di mettere a frutto gli studi e le esperienze maturate, nella convinzione che questo avrebbe fatto di me quel che pensavo di essere … un dirigente di una Pubblica Amministrazione, la Regione siciliana, nella quale cerca di dare il meglio di sé nell’interesse della collettività. Non sta a me dire se ci sono riuscito nel passato e se oggi ci riesco ancora, ma quella convinzione che mi portava a pensare di essere un buon professionista vacilla.

Vacilla perché l’idea che ho di me e del mio lavoro non corrisponde in nulla a quella che hanno invece i siciliani, siano essi semplici cittadini, rappresentanti della società civile, politici e governanti.

Ma la paura non riguarda più soltanto il dubbio sulla errata percezione di me stesso, un problema psicologico o sociologico se volete, adesso comincia a riguardare anche l’incolumità e la sicurezza fisica mia e della mia famiglia.

Sentirsi continuamente additare come percettore di grasse prebende, destinatario di favolosi privilegi, avvezzo al malaffare (forse il fatto che di mezzo ci possa essere la mafia al momento frena qualche esagitato), fannullone per definizione, esperto nel far fallire ogni occasione di investimento per il cittadino siciliano, ti fa sentire sempre più a rischio ed esposto alla protesta crescente negli strati della popolazione siciliana che sempre più largamente viene colpita duro da una crisi che non accenna a placarsi.

Se la stessa politica, mai caduta così in basso nella considerazione della opinione pubblica, riesce a distrarre l’attenzione da sé per indirizzarla verso la grassa e sprecona e inefficiente burocrazia, con chi volete che se la prenderà un giorno la folla inferocita alla quale l’ultimo Romolo non riuscirà a garantire quello che tanti Caligola e Nerone sono riusciti sempre a garantire?

Fino a ieri la politica cercava proseliti tra i burocrati e adesso li accusa di guadagnare finanche 5 o 6 volte quanto guadagna il Presidente del Consiglio o un deputato. Su questo tema una riflessione. Ma la politica cosa contesta esattamente agli alti burocrati, il fatto di guadagnare troppo (argomento che rientra nella sfera della opportunità e della equità sociale rispetto a dipendenti che non arrivano a 20 mila euro lordi annui) o di guadagnare più di un politico?

Ma torniamo alla mia paura.

Mi sento un condannato che non ha avuto la possibilità di difendersi in un giusto processo. Sento le urla di chi mi accusa ,ma non mi viene data la possibilità di potermi fare ascoltare, né dall’accusatore né dal giudice.

Io, qui, non sto perorando la causa di 17 mila dipendenti regionali. Io, qui, sto difendendo la mia dignità. La dignità di Paolo Luparello, funzionario della Regione siciliana, che tutti i giorni, da 21 anni a questa parte, compie tutti i giorni il proprio dovere. Dovere che principalmente consiste nel far rispettare le leggi che i parlamenti nazionali e regionali producono. Leggi che non sempre sembrano essere fatte per il bene comune ma per l’interesse di pochi … ma questa è un’altra storia.

Io voglio continuare a fare il mio lavoro, lo voglio fare a testa alta, e non voglio essere costretto a dovermi giustificare con chicchessia ogni qualvolta devo dire che lavoro alla Regione siciliana … anche per colpa di politici impreparati e poco seri.

Gentile direttore,

ti ringrazio anticipatamente per il solo fatto che “virtualmente” sei stato ad ascoltarmi.

Domani è un altro giorno e lo sversamento di bile di ieri è passato … nell’attesa della prossima filippica del fustigatore di turno spero di recuperare pienamente il mio senso di sé!

Cordialmente

Paolo Luparello

 

Egregio dottore Luparello,

in prima battuta un consiglio: prenda per quelle che sono le parole pronunciate dai cretini. Perché i cretini, anche se parlamentari, cretini sono e tali restano.

Quanto alle accuse generiche lanciate contro i dirigenti della Regione – molti dei quali lasciati senza contratto dal Governo di Rosario Crocetta – ci aspettavamo un intervento dei sindacati. Degli esponenti di tutte le organizzazioni sindacali, confederali e anche Cobas. Proprio per la genericità delle accuse lanciate, che prima che offendere una categoria, offendono i lavoratori in generale.

Ma quando a parlare sono certi esponenti del PD, i sindacalisti preferiscono il silenzio. Non si sa mai: oggi-domani, tra Roma e Palermo, qualche prebenda può arrivare sempre…

Comunque dobbiamo avere solo un po’ di pazienza, tanto andranno a sbattere: a Roma e a Palermo.

A Roma Renzi sta facendo ridere i polli: invece di rilanciare l’economia, vuole abolire il Senato e le Regioni… Poi ieri davanti al ciclone Expo Milano 2015, ha detto che lo stesso Expo sarà il fiore all’occhiello dell’Italia: e noi siamo d’accordo con lui, soprattutto se l’inchiesta della magistratura andrà avanti…

A Palermo Crocetta non ha bisogno di alcun commento: si commenta da sé.

Dia retta a noi: Renzi e Crocetta ‘navigano’ su due Zattere della Medusa: bisognerà capire quale delle due affonderà prima…

g.a.

Redazione

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