La zona sommitale dell’Etna entra da oggi nella nella world heritage list, l’elenco che raccoglie i luoghi speciali della Terra, definiti patrimonio dell’umanità. Già a maggio era arrivato il parere favorevole degli enti competenti, ma solo oggi si ha avuto l’ufficialità ottenuta nel corso della sessione annuale dell’Unesco in Cambogia, a Phnom Penh. Il vulcano, per le sue caratteristiche, è stato paragonato al monte Teide nelle isole spagnole delle Tenerife e al celebre monte Fuji, in Giappone.
Nella loro relazione, gli esperti definiscono quella che i siciliani amano chiamare a muntagna come uno dei vulcani «più attivi ed emblematici al mondo». Ma ad essere riconosciuta è anche «l’importanza scientifica ed educativa, l’eccezionale attività eruttiva e l’ultra-millenaria notorietà del vulcano, icona del Mediterraneo». L’Etna, dunque, intesa anche come laboratorio: «I crateri della vetta, i coni di cenere, le colate di lava, le grotte di lava e la depressione della valle del Bove fanno dell’Etna una destinazione privilegiata per la ricerca e per l’istruzione», si legge nel documento.
Gli ispettori che hanno fatto un sopralluogo lo scorso ottobre, hanno sottolineato anche la varietà delle attività che puntualmente attraggono amanti della natura da ogni angolo del mondo. Le fontane di lava, l’attività stromboliana, le colate; spettacoli repentini o di lungo corso. Ad essere inclusa nella lista è la cosiddetta zona A, la più alta, che sostanzialmente non è contaminata dalla presenza distruttiva dell’uomo, come accade nelle fasce inferiori. Circa 20mila dei quasi 60mila ettari di estensione totale del parco che cinge il vulcano. Questa parte dell’Etna fino a poco tempo fa era stata dichiarata off limits dalla prefettura catanese. Ad avere accesso alle quote sommitali, infatti, era solo il personale dell’Ingv e quello della protezione civile. Adesso è stata istituita un’apposita procedura secondo la quale la responsabilità dell’incolumità degli escursionisti ricade sulle guide.
Adesso sarà compito delle autorità locali mantenere il buono stato di salute del nuovo membro dell’ambita lista. «Quello che ci viene chiesto adesso spiegava poco più di un mese fa Agata Puglisi, dirigente tecnico del parco e membro del team che ha curato la documentazione è di conservare il bene, garantirne una fruizione sicura e riuscire a comunicare i valori dellUnesco, a partire da una corretta educazione ambientale».
Assieme all’Etna, da oggi fanno parte del patrimonio Unesco anche il parco nazionale del Tajikistan e la riserva El Pinacate y Gran Desierto de Altar in Messico.
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