L’estate difficile di chi è costretto a vivere in carrozzella «Tra pochi lidi attrezzati e mezzi pubblici inaccessibili»

Di solito funziona così, a maggior ragione in Sicilia. In pieno agosto fa caldo e così appena si finisce il lavoro, si passa da casa giusto il tempo di prendere il telo mare e indossare un costume e ci si va a rinfrescare al mare. Succede così quasi per chiunque. Non per i disabili, che oltre a fare i conti con i limiti dettati da una vita in sedia a rotelle, trovano ancora troppe difficoltà nell’accesso alla vita che invece i normodotati danno per scontata. «Siamo molto lontani da una vita normale – ammette Giovanni Cupidi, del comitato Siamo handicappati, no cretini -. Chiunque altro può permettersi di desiderare un tuffo e andare al mare, ma per noi la strada resta ancora in salita». 

I motivi che rendono ancora precaria la situazione dei servizi riservati ai disabili sono tanti. «Intanto perché gli stabilimenti balneari accessibili ai diversamente abili sono davvero pochissimi – continua Cupidi -. Ma poi anche perché l’esperienza ci ha insegnato che non basta sapere che in quella determinata spiaggia esiste una passerella di accesso al mare: se qualcuno di noi vuole andare in spiaggia, deve pensarci almeno un giorno prima e sincerarsi che la struttura sia davvero accessibile perché spesso, nonostante gli avvisi, le passerelle sono troppo strette e alcune carrozzine, più ingombranti, non passano comunque». I problemi non finiscono qui. «C’è la questione dei bagni, una struttura attrezzata non deve limitarsi alla passerella, ma anche l’esigenza di trovare un accompagnatore».

Vivere in carrozzina significa anche dovere fare i conti con il fatto che i mezzi pubblici sono molto spesso inaccessibili. In questi casi, l’unica via resta o un mezzo privato attrezzato o mezzo a pagamento. «Puoi scomodare una sola persona, nel caso in cui sappia sia guidare che assistermi. Altrimenti, come nel caso di mia mamma che non guida – va avanti Cupidi – avrò bisogno di due persone al mio seguito. Tutto questo, sostanzialmente nel Trapanese, nel Ragusano e nel Siracusano. Altrove, in quanto a spiagge, la strada resta ancora lunga».

Ma oltre la spiaggia, c’è la vita di ogni giorno. La vita per un disabile in Sicilia non una passeggiata. «Io sono un appassionato di cinema e adesso anche assiduo frequentatore, da quando ci sono le multisale nei centri commerciali – racconta -. Ma anche in questo caso mi è capitato spesso di dover rinunciare a vedere spettacoli perché molti cinema sono ancora inaccessibili. Lo stesso vale per esercizi pubblici, che siano bar, ristoranti o negozi di vestiti, cartolerie, librerie: ancora hanno il gradino sulla soglia e ciò ci costringe alla mortificazione di dover chiedere aiuto, anche per chi va in giro autonomamente. Le barriere architettoniche purtroppo le trovi anche negli uffici pubblici, persino nelle sedi delle Asp». «Due anni fa – ricorda Giovanni – sono stato chiamato per fare da testimonial per l’accessibilità degli scavi di Pompei, ci sarebbe stata l’inaugurazione cercavano persone rappresentative sul tema della disabilità. Così nel giorno del taglio del nastro è stato proiettato il video realizzato nelle settimane precedenti. Io terminavo il mio intervento nel video augurandomi che la Sicilia potesse attrezzarsi in modo da essere accessibile. Anche perché, se è stato possibile a Pompei, può esserlo davvero ovunque. Basta la volontà politica di farlo».

Miriam Di Peri

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