Renzianamente parlando anche quest’anno parteciperanno molti siciliani. Alla convention che inizia domani alla Leopolda, ci saranno politici ma anche società civile, più struttura di campo che estensione e sovrastruttura da allargare. Il Pd che in Sicilia si articola sino alle periferie di Pdr ed ex Articolo 4, che strizza l’occhio ai verdiniani e va in cerca di energie nuove, ha il volto di Davide Faraone, ma anche l’esuberanza spalmata su un’intera dimensione territoriale di Nello Dipasquale: «Saremo in tanti e non solo politici, il messaggio di Renzi è di andare oltre questa politica, riprendere il dialogo e l’identità di una forza di centro che dopo la fine della Dc si è perduta».
Voglia di balena bianca dunque, ma non solo. Mimetico, spregiudicato, riciclato. Gli aggettivi per l’ex sindaco di Ragusa si sprecano, ma lui è tra quelli che porta a Firenze più società civile degli altri, senza proclami, a bassa voce. Impegnato com’è alla lotta senza quartiere ai grillini: «Renzi è la risposta all’antipolitica che non fornisce riposte amministrative chiare». Lui che il M5s non ce l’ha alle porte, ma ormai dentro casa dopo l’affermazione di Federico Piccitto, sindaco di Ragusa. La Leopolda dei siciliani è fatta di transizione, di attesa, di fiducia da riporre in una classe dirigente che riesce a raccordarsi a fatica tra esecutivo nazionale e regionale.
L’elenco dei nomi è lungo. Da Carmelo Miceli, segretario Pd Palermo, a Luca Sammartino, deputato Pd all’Ars, da Valeria Sudano a Gianfranco Vullo, Giuseppe Laccoto. Ma non solo deputati. Dario Chinnici, vicepresidente della terza circoscrizione di Palermo, Vera Abbate, consigliere comunale di Cinisi, e ancora Giuseppe Bruno, il presidente dell’assemblea del Pd, i consiglieri comunali di Palermo Luisa La Colla e Nadia Spallitta. Non mancano le figure della Sicilia orientale, come il sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia e Gigi Bellassai, presidente del consiglio comunale di Comiso. Ancor altri politici come Ersilia Severino, consigliere comunale a Catania, Raffaele Nicotra, parlamentare regionale, e Mario D’Asta, consigliere comunale a Ragusa. Tra i partecipanti anche Massimo Buscema, presidente dell’ordine dei medici di Catania. E ancora Caterina Greco, sovrintendente di Agrigento, Roberto D’Agostino, presidente del Parco scientifico e tecnologico della Sicilia, Alberto Firenze, responsabile della Leopolda sicula.
Ma anche volti del passato recente come Maria Rita Sgarlata, già assessore regionale di Crocetta ai Beni culturali, prima di Antonio Purpura. Per il mondo universitario la rappresentanza è assicurata con Attilio Toscano, docente di idraulica agraria presso l’Università di Bologna. La Leopolda dei siciliani traccia una linea sottile tra le potenzialità inespresse di una società civile dove gli imprenditori e i professionisti sono sotto traccia, convinti e da convincere, e una platea che riflette un tessuto ancora in cerca di una identità e di una vocazione partecipativa. Non mancherà la delegazione renziana del governo regionale, ma soprattutto Faraone punta a spersonalizzare, almeno in questi giorni, il confronto politico a distanza con Rosario Crocetta, anche se non mancheranno le bordate, come è facile prevedere. Con l’elezione di Alice Anselmo, anche lei alla Leopolda, a capogruppo del Pd dopo il ritiro di Sammartino, il renziano doc di Sicilia ha sancito un passaggio importante, un prima ed un dopo nella metamorfosi che il resto del partito Dem fa fatica ad accettare. Lo scorso anno fu la volta di Renzi ad attaccare la Cgil «sul posto fisso che non c’è più», con lo stesso sottosegretario che non ha mai fatto sconti particolari ai sindacati. I temi di quest’anno sono ancora camuffati e nascosti, anche se la natura degli argomenti non potrà discostarsi dai temi sociali più cari al renzismo, iniziativa, impresa e partecipazione. Tutte cose che in Sicilia appaiono un po’ più lontane e sfuocate. Toccherà allo storytelling della Leopolda avvicinarle.
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