Lentini, tre interventi per rendere più sicura la città Dopo trent’anni finanziati cantieri per nove milioni

Tre progetti per oltre nove milioni di euro che puntano a rendere più sicura la città di Lentini. Soldi provenienti da una legge vecchia di 27 anni, quella promulgata appositamente per finanziare la ricostruzione successiva al sisma del 1990, noto come il terremoto di Santa Lucia. Risorse che verranno investite per la riqualificazione urbana del Colle Tirone, quartiere del centro storico, la ristrutturazione dello storico palazzo Scammacca, e la realizzazione di una via di fuga nel lato nord della città. Per il vicesindaco di Lentini, Alessio Valenti, si tratta di «nove milioni che possono realmente risollevare la città». 

«Sono tre progetti fondamentali su cui ormai i cittadini avevano perso le speranze, a 27 anni dal sisma – spiega a MeridioNews Valenti –. Li abbiamo recuperati, rimodulato ove necessario, riapprovato in giunta e richiesto il reimpegno somme. Circa un mese fa abbiamo ottenuto i decreti di impegno dell’assessorato all’economia e a conclusione abbiamo ricevuto i decreti che ci consentono l’avvio delle opere. Presto – assicura il vice sindaco – ci saranno cantieri che daranno lavoro e occupazione, e dunque un contributo alla nostra economia».

La parte più grande dei finanziamenti, 5 milioni 33mila euro, è destinata alla riqualificazione urbana del colle tirone, quartiere del centro storico che da trent’anni attende il consolidamento dopo il crollo di una grotta che ha reso inagibili le abitazioni, come quella di Gianfranco Bonaccorsi, ex maresciallo dell’esercito che ha abbandonato casa sua per andare a vivere in una zona più sicura: «Quella grotta era stata acquistata da mio cognato – racconta l’uomo a MeridioNews – ed era un po’ crepata sopra. Così mio cognato realizzò una colonna di sostegno in cemento, in modo tale che se cedeva si appoggiava sopra di essa. Un giorno vennero dei mezzi pesanti per demolire un’abitazione, e il materiale, nonostante le nostre raccomandazioni, venne posato sopra questa grotta con una pala meccanica, fino a causare il crollo della colonna in cemento. La grotta ricevette il colpo di grazia quando, con un escavatore, alcuni operai stavano realizzando un canale di scolo delle acque piovane nella strada: venne giù e successe il finimondo – ricorda l’ex maresciallo – tanto che il sindaco Pro tempore di allora fece un’ordinanza di sgombero per noi residenti». 

Nel frattempo passano gli anni, il terremoto del 1990 fa altri danni e per i cittadini di colle tirone arriva un’altra ordinanza di sgombero, secondo quanto sostiene Bonaccorsi. Nel 1997, col progetto di riqualificazione – oggi recuperato – la questione si avvia verso la risoluzione, si comincia a parlare di espropri e il rafforzamento del quartiere sembra alle porte ma poi «tutto tacque – accusa il cittadino –. Oggi finalmente ho ricevuto la notifica per l’esproprio della mia proprietà, ormai in stato di abbandono. Dopo 30 anni finalmente qualcosa si muove». 

L’altra parte dei finanziamenti è destinata al recupero e conservazione dello storico palazzo Scammacca, sede del Comune, e alla realizzazione di una via di fuga nel lato nord del centro abitato di Lentini. «Avremo finalmente un ingresso decoroso, illuminato e sicuro con marciapiedi, rotatorie e attraversamenti – afferma soddisfatto il vice sindaco – e un palazzo di Città che diventerà un bene prezioso e interessante da visitare per i turisti». Per questi due progetti, sono stati stanziati rispettivamente 2 milioni 139mila euro e 1 milione 960mila euro. 

Un «risultato storico che altre amministrazioni, prima di noi, non erano riuscite ad ottenere», ammette il primo cittadino Saverio Bosco, raggiunto grazie anche alla collaborazione con il deputato Vincenzo Vinciullo che «è stata positiva fin dall’inizio del nostro insediamento. Insieme, abbiamo concordato un percorso che si conclude positivamente con l’emanazione dei tre decreti di finanziamento. Adesso – conclude Bosco – ci adopereremo, con la celerità dovuta, per bandire le gare dei tre progetti in modo da poter appaltare i lavori al più presto e dare quindi anche la certezza visiva che i lavori iniziano e che, quindi, verranno conclusi».

Danilo Daquino

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