Lentini, cosa prevede progetto Sprar per i migranti Incitamenti alla violenza contro sindaco e famiglia

«Amministrazione di merda, ne abbiamo di porcherie a Lentini, ci mancavano solo questi». E ancora incitamenti alla violenza, anche a sfondo sessuale, contro il sindaco, la moglie, i parenti, gli amici e gli assessori. Sono soltanto alcuni dei commenti aberranti apparsi nei giorni scorsi sul profilo Facebook di un giornalista lentinese che ha annunciato l’apertura di uno Sprar a Lentini, indicando la struttura in cui dovrebbe sorgere: il palazzo che apparteneva alle suore Orsoline che, a suo dire, «è stato acquistato da un magnate e benefattore». Notizia falsa che però ha scatenato reazioni razziste.

In realtà, infatti, allo stato attuale non ci sono strutture già destinate ad accogliere migranti o cooperative prescelte: il Comune, tramite l’ufficio servizi sociali, ha solamente indetto un avviso per predisporre il progetto Sprar e ha nominato una commissione che avrà il compito di valutare le offerte arrivate, finora due. Il vincitore dovrebbe essere annunciato nei prossimi giorni. Se una delle cooperative partecipanti alla manifestazione di interesse del Comune abbia avviato o addirittura concluso una trattativa per l’acquisto dello stabile menzionato, non è dato saperlo, visto che ancora si attende l’apertura delle buste per capire quali sono le proposte avanzate e quali gli immobili proposti per l’accoglienza dei rifugiati. 

Tramite apposito bando, la Prefettura di Siracusa ha assegnato ai vari Comuni del siracusano uno specifico numero di rifugiati. A Lentini, per la prima accoglienza, ne sono stati destinati 99. La prima accoglienza, in tutta Italia, è gestita dalle prefetture per conto del ministero dell’Interno. In questo tipo di strutture – tra cui si sono anche gli hotspot – i migranti dovrebbero rimanere tra i sette e i 30 giorni. E possono essere ospitati numeri considerevoli di persone.

L’unico modo che hanno i comuni per contenere il numero di migranti accolti, è quello di aderire al sistema Sprar, cioè strutture di seconda accoglienza, coordinate dai Comuni e che possono ospitare un numero limitato di migranti. L’amministrazione di Lentini ha deciso di seguire questa strada, facendo così scattare la clausola di salvaguardia, frutto di un accordo tra l’Anci (l’associazione nazionale dei Comuni) e il Viminale, che rende esente il comune che aderisce alla rete da ulteriori forme di accoglienza.

«L’amministrazione Bosco sta cercando di percorrere l’unica strada praticabile – spiega il coordinatore del settore servizi sociali, Giuseppe Cardello -, proporre al ministero un progetto di seconda accoglienza Sprar, più mirato, rivolto a minori e famiglie». Per come è stato predisposto il bando, «il progetto Sprar potrà essere fatto per 20 persone circa», sottolinea Cardello.  

Questa alternativa, oltre a scavalcare la volontà prefettizia, consente di «evitare che città piccole si trovino sul proprio territorio centri d’accoglienza calati dalle prefetture, sopradimensionati tipo Cara di Mineo», sottolinea il sindaco Saverio Bosco su Facebook – questo perché il problema dei migranti non viene gestito dai sindaci, ma dalle Prefetture. Ma ciò – accusa il primo cittadino – non importa saperlo a chi si scaglia contro negri, froci, zingari, ebrei, musulmani, cinesi, turchi, vaccini, scie… non importa capire e informarsi prima di scrivere, l’unico interesse diventa lo sfogo delle pulsioni più represse abbandonando ogni forma di umanità, rispetto per le persone, per le istituzioni, per la vita in generale, una clava da scagliare contro il nemico di turno». 

Il primo cittadino, inoltre, si dice pronto a sporgere denuncia contro chi ha incitato alla violenza contro di lui e i suoi familiari su Facebook: «Il rispetto per le persone, oltre che per le istituzioni è fondamentale, per questo mi difenderò nelle sedi opportune contro queste bassezze. È una guerra contro l’inciviltà e l’ignoranza». 

Numero che, come evidenzia Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto d’asilo resterà invariato. «La clausola di salvaguardia esiste ed i comuni possono adottarla – dichiara a MeridioNews -. La cosa più schifosa è che la sorte di queste persone già massacrate dalla vita sia rimessa a beghe elettorali. Ogni sindaco o aspirante sindaco di queste operazioni ci costruisce la sua fortuna elettorale. Il problema è recente, perché fino a poco tempo fa tutti prendevano tutti. Conveniva, perché si creavano posto di lavoro – racconta l’uomo -. Se non si aderiva alla rete Sprar era per carente capacità progettuale, oggi è diventata una questione elettorale. Con la diminuzione degli arrivi, i centri si svuoteranno ed i disoccupati promuoveranno proteste perché vengano riaperti».

Danilo Daquino

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