Ha girato in lungo e largo la Sicilia, ospite di comuni convinti di avere a che fare con un prestigioso ambasciatore Unesco. È la curiosa vicenda che vede come protagonista il maltese Raymond Bondin, ex Ambasciatore di Malta per l’Unesco, finito nei giorni scorsi al centro delle cronache dopo la sua ultima visita a Gela, dove un comitato promotore contava di ottenere la nomination delle Mura Timoleontee come Patrimonio dell’Unesco.
Un sogno svanito, dal momento che non esiste la figura dell’ambasciatore Unesco che avrebbe potuto prendere decisioni sulle candidature: semmai, all’Unesco vanno gli ambasciatori delle varie repubbliche, com’è stato per Bondin fino al 2013, quando era ambasciatore di Malta presso l’Unesco, mentre oggi sul suo profilo Facebook si definisce Ambasciatore di Malta in Bulgaria. In una intervista rilasciata nel 2018 in occasione della sua visita a Lentini, parlava così del suo lavoro: «Normalmente quello che mi mandano a fare – diceva in un italiano un po’ stentato, senza specificare a chi si riferisse – è andare nei luoghi e capire, in tre giorni, cosa c’è di eccezionale». Quella è stata «la prima volta che è venuto nella nostra città – racconta il sindaco Saverio Bosco – dopo questo primo incontro, quest’anno ha fatto una sorta di sottintesa richiesta di invito in un gruppo Facebook da lui fondato e dedicato alla nostra festività, in cui si lamentava del fatto che non lo avessimo chiamato di nostra spontanea volontà. Dunque, credendo di avere fatto una gaffe, ho dato mandato alla mia segreteria di invitarlo formalmente assieme a tutte le altre autorità che riceviamo la mattina del 10 maggio al Comune».
Nel Comune del Siracusano, Bondin lo scorso anno si sarebbe presentato come Ambasciatore emerito di Malta per l’Unesco (titolo, quello di ambasciatore emerito, cui avrebbe diritto da sei anni, cioè da quando non ricopre più la carica) e avrebbe affermato di essere in grado di istruire una pratica finalizzata al riconoscimento della festa patronale dedicata a Sant’Alfio come patrimonio immateriale dell’umanità. Alla fine, non se n’è fatto niente dal momento che l’ex diplomatico avrebbe chiesto il pagamento di alcune presunte trasferte, subito respinte dal primo cittadino. «Su WhatsApp mi ha anche informato che la pratica per il riconoscimento del patrimonio immateriale Unesco ci sarebbe costata tremila euro, a quel punto io mi sono irrigidito un po’ e ho risposto che se riteneva meritevole darci una mano per il raggiungimento dell’obiettivo, sarebbe potuto venire gratuitamente, altrimenti niente», aggiunge Bosco, che in questi giorni sarebbe in contatto con l’ambasciatore maltese Joe Vella Gauci.
Per l’istruzione della pratica Unesco, in realtà, non bisogna sostenere nessun costo, vanno effettuati degli studi da parte dei Comuni con la consulenza di specialisti: professori universitari e storici dell’arte che hanno competenze di elevato livello corrispondenti alla tipologia del bene. Nessun ambasciatore di un altro Stato, dunque, può portare avanti la candidatura di un patrimonio italiano, a meno che non sia un esperto e venga nominato dai sindaci per ricoprire tale compito che, come obiettivo finale, ha la redazione di un dossier composto da centinaia di pagine in cui bisogna dimostrare, tra le altre cose, l’unicità del sito e la fruibilità: ne è un esempio la candidatura del percorso Arabo-normanno che non lo si trova da nessun’altra parte del Mondo. Solo ed esclusivamente in questa veste, potrebbe entrare in scena la figura di Ray Bondin.
Dal canto suo, lo stesso Bondin si definisce «un consulente ed esperto che non ha niente a che fare con le mie responsabilità nel mio paese. Cinque dei siti Unesco in Sicilia hanno la mia firma come valutatore o altro – rivela –. Sono venuto diverse volte a Ragusa e altrove e non ho mai chiesto una lira. Ovviamente se scrivo un dossier devo essere pagato».
Per la candidatura di un sito all’Unesco è prevista una complessa procedura che, come spiega a MeridioNews Aurelio Angelini, Direttore della Fondazione Unesco Sicilia, «vede impegnata l’istituzione, in genere la Regione, che avanza la candidatura alla Commissione Nazionale Unesco, la quale se la reputa pertinente, ovvero se rispetta i criteri e le linee guida previste dall’Unesco, viene mandata al ministero dei Beni e le attività culturali o dell’Ambiente, a seconda se si tratta di un bene culturale o naturale, per avere un parere tecnico. I ministeri – continua – hanno una apposita segreteria che effettua una prevalutazione, quindi la candidatura, una volta che viene prevalutata e ritenuta ammissibile, viene trasformata in un dossier con tutti gli allegati che la procedura prevede e sottoposta alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco che deve prendere una decisione sulla proposta – sottolinea il direttore –. Successivamente il ministero degli Affari esteri e quindi l’ambasciatore italiano presso l’Unesco, consegna all’organizzazione entro i termini di legge la candidatura».
La decisione finale sull’approvazione o meno della candidatura, poi, spetta al Comitato Patrimonio Mondiale dell’Unesco, costituito da venti componenti che per il regolamento etico dell’Unesco non possono essere presenti a iniziative in cui ci sono candidature in corso e che hanno il compito di esaminare accuratamente la pratica, avvalendosi della struttura scientifica di riferimento, per stabilire se procedere con l’iscrizione del bene come patrimonio dell’umanità, o respingerla.
Oltre a Gela e a Lentini, l’Ambasciatore emerito è stato diverse volte ospite a Ragusa alcuni anni fa, dove il Comune gli ha pure conferito – con determina del 7 settembre 2009 – la cittadinanza onoraria per «il grande contributo offerto alla città in termini di promozione e valorizzazione del nostro territorio a livello internazionale grazie all’inserimento del patrimonio artistico monumentale della città nella Wold Heritage List dell’Unesco».
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