Innovazione, tradizione e contaminazione sono gli ingredienti principali del nuovo ristorante afrosiciliano di Agrigento, Ginger People& Food. «Il locale – spiega Carmelo Roccaro, presidente dalla cooperativa sociale Al Kharub che lo gestisce – offre un inserimento lavorativo a migranti e residenti siciliani e promuove l’integrazione sociale attraverso la sinergia culinaria tra Africa e Sicilia. Crediamo che sia possibile vivere in comunità multiculturali, solidali e aperte al confronto e arricchimento con l’altro».
Il cibo travalica i confini e abbatte differenze e pregiudizi. È su questa convinzione che nasce il fortunato sodalizio tra Marema Cisse e Gero Paino, i due chef alla guida di Ginger. Senegalese lei, agrigentino lui, sono la perfetta sintesi di due tradizioni gastronomiche apparentemente lontane. Nelle loro ricette, le fragranze speziate della cucina africana incontrano i sapori decisi dei piatti siciliani. Così nasce il menu che prevede arancini al cous cous con frutti mare e caponata di melanzane, filetti di spatola in salsa di fichi freschi, insalata di verdure con avocado e senape di Digione, sorbetto di bissap (ibisco) e biancomangiare con scorza di limone e zenzero.
«Qui si creano piaceri per il palato e l’anima», spiega il 50enne Paino, che ha deciso di vendere la sua fiorente attività di pizzeria e gastronomia d’asporto nel cuore del Chianti, per ritornare definitamente in Sicilia. Quella terra che, lo studente di architettura, aveva lasciato ancora 20enne, per trasferirsi in Toscana. Lì aveva trovato impiego presso un ristorante della zona e, in breve tempo, incoraggiato dalla sua innata passione per la cucina, da semplice apprendista si era affermato come cuoco. Forte dell’esperienza fiorentina, Gero è raggiante all’idea di far parte dello staff di un locale interetnico nel centro storico della sua città.
«Ogni pietanza nostrana – afferma Gero – evoca incontri di civiltà passate e presenti e si sposa perfettamente con i profumi africani. La nostra è una cucina ammiscata». Ma Ginger intende anche valorizzare le materie prime a chilometro zero. «Collaboriamo con Slow Food Sicilia per promuovere i prodotti agroalimentari del nostro territorio, quali birre artigianali, formaggi di capra agrigentina, cipolle pagline di Castrofilippo, lenticchie di Villalba, grani antichi siciliani, miele nero siculo, meloni cartucciari di Paceco, pistacchio di Bronte», sottolinea lo chef.
È lo zenzero la spezia essenziale che non può mancare nella dispensa di Marema Cisse. Originaria del Senegal, ha trovato in Italia la sua seconda casa. «Vivo ad Agrigento da tredici anni – racconta la giovane madre 35enne –. I miei quattro figli sono nati qui e io mi sento italiana a tutti gli effetti». Il suo viaggio inizia poco più che 20enne quando decide di raggiungere il marito in Sicilia. «Lavoravo come cuoca in un locale della mia città e quando lasciai il mio paese, l’unica cosa che portai con me fu la passione per la cucina. L’unico modo che conoscevo per esprimere me stessa».
Così il Senegal continua a vivere in terra agrigentina attraverso le sue ricette. «Da principio – ammette – cucinare pietanze africane era l’unico modo per ritrovare le mie origini, ma è stato anche l’inizio della mia integrazione». E il suo talento nell’arte culinaria non resta a lungo inosservato. «Grazie al sostegno della cooperativa sociale Al Kharub – aggiunge – ho iniziato a lavorare come chef di catering a domicilio».
Oggi è affiancata dal cuoco agrigentino in questa nuova avventura, ma Marema non si ferma. E rivela che vuole realizzare una scuola permanente di cucina per donne rifugiate richiedenti asilo. «A ottobre – conclude – partirà il progetto Norah, presentato al Salone del Gusto di Torino lo scorso anno, che mira ad offrire alle immigrate le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro».
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