Rizzotto attacca, il Carroccio risponde. Non si fa attendere la replica dei vertici siciliani della Lega dopo il lungo atto d’accusa presentato dal deputato ormai ex leghista questa mattina in conferenza stampa a Palermo. «La Lega si serve, della Lega non ci si serve», ha tagliato corto il commissario regionale Stefano Candiani, a proposito delle dichiarazioni in cui Tony Rizzotto ammetteva che al momento della candidatura aveva «immaginato che la Lega avrebbe preso un bel po’ di voti», vantandosi di avere avuto «un’intuizione strategica. Adesso – ha aggiunto – voglio riprendere un percorso politico autonomista».
Così Candiani passa al contrattacco, facendo volare gli stracci: «Da parte del deputato solo una lettura parziale della vicenda: quando Rizzotto ha capito che la nuova impronta della Lega in Sicilia, da oltre un anno era centrata su trasparenza, lealtà e gioco di squadra e che non ci sarebbe stato spazio per dannosi personalismi, ha cominciato a muoversi in solitaria non rispondendo più alle direttive del partito, fino alla necessaria espulsione di qualche settimana fa. Si aderisce alla Lega perché si crede negli ideali portati avanti da Matteo Salvini e non per agguantare una poltrona, approfittandosi del consenso e dei tanti voti che oggi ha la Lega. Rizzotto – conclude Candiani – cominci pure un percorso in autonomia anche se in realtà non lo ha mai lasciato e la pressoché assenza di atti da lui firmati in Assemblea ne sono la conferma. La Sicilia e la Lega non hanno bisogno di cacciatori di poltrone, addio senza rimpianti».
A fare quadrato attorno al commissario regionale Lega Sicilia ci sono Fabio Cantarella, Igor Gelarda e il commissario provinciale di Palermo Antonio Triolo. «Non so se le giustificazioni addotte dall’onorevole Rizzotto siano più patetiche o surreali – attacca ancora Cantarella – Mi pare si tratti solo di un inutile tentativo di nobilitare un’operazione di trasformismo politico. La Lega è una comunità umana e politica che ha regole chiare e condivise non c’è posto per chi aspira a riscaldare poltrone o parlare con sottosegretari».
«La Lega è una squadra, in Sicilia come da tutte le altre parti d’Italia – incalza invece Gelarda – Chi non è disposto a sacrificare il proprio tempo per migliorare questa terra e chi non comprende che il lavoro di squadra è alla base del progetto di Matteo Salvini non può stare in questo partito. La Lega in Sicilia ha bisogno di leoni e non di mestieranti della vecchia politica».
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