Una mattinata calda quella che ha accolto Matteo Salvini in Sicilia. Il leader della Lega, impegnato in un tour de force di 12 ore nell’Isola ha dovuto fronteggiare non solo il sole cocente, ma anche le polemiche divampate attorno alla figura di Alberto Samonà, neo assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, nominato in quota leghista. Il giornalista è finito nell’occhio del ciclone per un articolo del Fatto Quotidiano in cui veniva citata una poesia pubblicata in uno dei suoi libri, in cui Samonà tracciava in versi un ritratto quasi mistico delle Ss naziste.
Un punto di imbarazzo che Salvini e i suoi hanno tentato di superare con la solita nonchalance, parlando di «errore di gioventù» e affrettandosi a sottolineare come «nazismo e comunismo sono la stessa feccia, appartengono al passato» e quanto nel tempo l’assessore siciliano si sia riveduto, organizzando anche convegni come quello contro lo smantellamento del memoriale dei deportati ebrei ad Auschwitz (la cui parte pittorica era stata realizzata da Pupino Samonà, zio di Alberto ndr).
Ma nella grande festa leghista nel Palermitano, cominciata con una tappa a Capaci subito dopo l’atterraggio di Salvini al vicino aeroporto Falcone-Borsellino, continuata con la passeggiata tra i pescatori di Porticello e culminata con la conferenza stampa in un’antica villa di Bagheria, con la presentazione dei 24 nuovi dipartimenti Lega in Sicilia e gli amministratori locali del Carroccio in schiera compatta accanto al tavolo del leader, a fare più rumore è l’assenza di Marianna Caronia.
Deputata regionale e consigliera comunale nella città di Palermo, Caronia è stato uno degli acquisti più in vista del gruppo leghista all’Ars, anche per la sua lunga storia politica che l’ha portata a cambiare negli anni diverse bandiere sul fronte del centrodestra. Pomo della discordia, ufficialmente, la presa di posizione della deputata nei confronti del partito dopo la polemica su Samonà. «Mi aspetto che la Lega chiarisca, ai suoi massimi livelli, se l’autore di tali abominevoli espressioni e apprezzamenti possa rimanere al suo posto o se piuttosto non vada velocemente e caldamente invitato a dimettersi – scriveva ieri Caronia – Credo che solo il pronto allontanamento di chi offende la storia e le vittime del nazismo possa valere da dimostrazione della distanza della Lega da queste ideologie».
Oggi che quella presa di posizione è arrivata, tuttavia, della deputata regionale non c’era traccia tra i seguaci del leader Salvini. Lo stesso Salvini che alla domanda su una possibile frizione tra il partito e la sua iscritta ha rimbalzato la domanda al suo segretario regionale, il senatore Stefano Candiani. «Caronia fa parte del gruppo regionale e il lavoro che è stato fatto fino adesso merita considerazione. Il nostro è un gioco di squadra e noi chiediamo di condividere. L’iniziativa che ha preso ieri, se fosse stata confrontata con il gruppo o con chi rappresenta la responsabilità politica in regione, avrebbe potuto essere incanalata in maniera più corretta».
Parole che pur rimanendo vaghe, non nascondono una certa tensione nei confronti del comportamento della deputata, che appena due anni fa aveva lasciato Forza Italia denunciando all’interno del partito di Berlusconi una «mancanza di democrazia», proprio dopo una serie di «insistenti richieste di un franco confronto politico con i vertici siciliani» del partito. L’approdo alla Lega è arrivato dopo la militanza nel gruppo misto, tanto in Sala delle Lapidi quanto in Sala d’Ercole, ma gli sviluppi di questi giorni, fatti di comunicati e lunghi silenzi, potrebbero volere essere sintomi di uno strappo che se non ricucito in tempo potrebbe indebolire il fronte leghista nel parlamento Siciliano, con un gruppo che a quel punto rimarrebbe fiaccato dal secondo addio in poco tempo.
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