Le stragi del 1992 e la verità a pezzi «Il mio archivio online per cercare risposte»

Al chilometro cinque dell’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo, il 23 maggio di vent’anni fa, quattro minuti prima delle 18, la strada non esiste più. I cinquecento chili di tritolo che fanno saltare in aria Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, aprono un cratere di 14 metri di diametro. Resta solo una voragine in mezzo alla campagna. La macchina su cui viaggiavano il giudice Falcone e la moglie è tagliata in due. Quella che li precedeva, con i tre uomini della scorta, la ritrovano a più di 60 metri di distanza dall’esplosione. Si salva solo l’autista del giudice, Giuseppe Costanza.

La scena è rimasta immortalata nelle foto della polizia stradale, che ora tutti possono visionare nel blog I pezzi mancanti di Salvo Palazzolo, giornalista di Repubblica. Insieme alle immagini della strage di Capaci si trovano moltissimi documenti di prima mano: dal capitolo sul fallito attentato dell’Addaura a Falcone, a tutte le sentenze sulle stragi del ’92-’93, passando per gli atti d’indagine della trattativa Stato-mafia, fino all’attualità e alle ultime rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza che stanno aiutando a riscrivere la storia della strage di via D’Amelio. «È l’archivio che ogni cronista delle vicende di mafia conserva e continua a consultare per i suoi articoli e le sue inchieste», scrive Palazzolo nel post di presentazione di questo lungo e meticoloso lavoro di ricerca. Al bando le gelosie narcisistiche di ogni giornalista, qui è tutto consultabile direttamente dai lettori, senza nessuna mediazione.

«Dopo vent’anni di processi e di inchieste – spiega Palazzolo – ho capito che la verità non può essere cercata solo da giornalisti e magistrati, ma è compito di tutti. Il miglior modo per ricordare Falcone e Borsellino è fare in modo che ogni cittadino sia informato e capisca cosa si sa e cosa invece non si sa ancora di quelle stragi». Conosciamo i nomi di chi ha ucciso i giudici, sappiamo di una trattativa tra la mafia e pezzi deviati dello Stato. Ma a distanza di vent’anni, «non conosciamo ancora la ragione vera, non sappiamo quale parte dello Stato abbia trattato con la mafia e se c’è stato qualcuno che abbia suggerito alla mafia stessa di attuare la strategia stragista». E poi restano quei buchi neri, i pezzi mancanti di cui il cronista di giudiziaria di Repubblica tiene il conto sul suo blog, a cominciare dall’agenda rossa di Borsellino e dai file di Falcone spariti nel nulla. Una verità a metà che sembra portare «non tanto nelle celle di Riina e Provenzano, quanto piuttosto nei palazzi delle istituzioni».

Chi ha l’età sufficiente per ricordare, ha impresso nella mente dove si trovasse e cosa stesse facendo quel 23 maggio del 1992. E poi ancora, 57 giorni dopo, il 19 luglio, giorno dell’uccisione di Paolo Borsellino. «Io – racconta Palazzolo – ero un giovane collaboratore di Telescirocco. Sentii il botto terrificante di via D’Amelio e mi precipitai sul posto, ma non capii niente, rimasi sgomento a vagare tra corpi dilaniati e macerie. Cominciai il mestiere di giornalista nel peggiore dei modi. Non volevo più ritrovarmi nella condizione di non capire. Questo blog, oggi, è forse anche una risposta a quel momento».

Sabato scorso la bomba alla scuola di Brindisi, costata la vita alla sedicenne Melissa Bassi, ci ha riportato indietro nel tempo. Si è parlato di mafia, di terrorismo e ancora oggi, come sottolineato dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, «non si esclude nessuna pista». Molti, nelle ore immediatamente successive all’attentato, non hanno potuto fare a meno di pensare ancora una volta a servizi deviati, pezzi di Stato che agiscono nell’ombra. Ci sarebbero venuti gli stessi dubbi se la bomba fosse scoppiata in Francia, o in Germania, o negli Stati Uniti? O è il nostro passato che ci incatena ancora al sospetto? «Domande di questo tipo – spiega Palazzolo – continueranno ad inquietarci fino a quando non sapremo cosa è accaduto veramente in alcuni momenti chiave della nostra storia, a partire dalle stragi del 1992. Solo la verità ci permetterà di vivere senza angoscia il presente».

Salvo Catalano

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