L’ATTUALE CAPO DEL GOVERNO E L’UOMO DI ARCORE STANNO CAMBIANDO I CONNOTATI ISTITUZIONALI AL NOSTRA PAESE. DOVE SONO I DIFENSORI DELLA DEMOCRAZIA? DOVE SONO I LIBERI PENSATORI? AVEVA RAGIONE FERDINANDO DI BORBONE CHE LI CHIAMAVA “PENNARUOLI”?
di Economicus
Re Ferdinando di Borbone li chiamava i “pennaruoli”. Per questo monarca gli intellettuali erano solo dei personaggi prezzolati, pronti a mettere il proprio ‘genio’, o presunto tale, al servizio di chi offriva di più. Pronti a scribacchiare, ma anche a tacere se il potere gli chiedeva il silenzio.
La lunga vita del Re delle due Sicilie non mise mai in discussione le sue convinzioni. Intanto perché le sue convinzioni – a cominciare dalla sua fede nella Monarchia – non vennero mai travolte dai fatti, visto che passò a miglior vita lasciando in piedi un Regno che finì per ‘merito’ di chi arrivò dopo di lui. E poi perché, sugli ‘intellettuali’ del suo tempo, tutto sommato – tranne qualche lodevole eccezione – non si sbagliava affatto.
Ferdinando regnava su poco meno di mezza Italia: eppure il suo giudizio, volendo, non risulta sbagliato anche per l’altro mezzo Stivale. La capacità della gran parte degli intellettuali italiani di assecondare i potenti, piegandosi al conformismo, rimane una caratteristica di tanti ‘liberi pensatori’ del nostro Paese.
Basti pensare agli storici italiani post risorgimentali, che sono riusciti a fare passare per ‘Eroe dei due mondi’ un bandito a tutto tondo come Peppino Garibaldi. In Sud America è sempre stato considerato per quello che era: un mercenario senza scrupoli. Qui da noi viene ancora celebrato come un ‘divo’. Incredibile.
Per non parlare delle stragi perpetrate nel nome della “lotta al brigantaggio” del Mezzogiorno del nostro Paese: i veri briganti erano i Savoia e i generali di questa pessima monarchia: ma per la maggior parte degli gli storici italiani i ‘briganti’ erano i ‘cafoni’ meridionali che si rifiutavano di servire per sei-sette anni il vomitevole esercito savoiardo.
Un altro bel capitolo dei ‘pennaruoli’ italici è rappresentato dalle leggi razziali che il nostro Paese, negli anni ’30 del secolo passato, adottò con lo stesso spirito con il quale, oggi, ha adottato il Fiscal Compact e il Two Pack: sempre accodati alla Germania, allora come oggi.
E oggi, cioè in questi giorni? In questi giorni, mettiamola così, ci godiamo un ‘disegno’ di riforme istituzionali pensato nella seconda metà degli anni ’70 del secolo passato da un personaggio inquietante, riproposto qualche anno fa da Berlusconi, ma subito affondato e oggi in corso di definizione e approvazione grazie al nuovo ‘Prodigio’ della politica italiana: Matteo Renzi.
Ecco la sostanziale abolizione del Senato della Repubblica (che a riforma approvata potrebbe essere sciolto subito per consentire l’insediamento degli amici di Renzi e di Berlusconi, che sono i veri ‘Padroni’ dell’Italia di oggi, ovviamente per conto dei tedeschi: proprio come negli anni ’30 del secolo passato…).
Ecco la nuova Camera dei deputati di ‘nominati’, ovviamente sempre da Renzi e Berlusconi, senza che il popolo italiano abbia la possibilità di eleggere i propri rappresentanti (leggere Italicum).
Ecco un Consiglio superiore della magistratura espressione, di fatto, del capo del Governo e de suoi alleati, con buona pace dell’indipendenza della magistratura (chissà che fine faranno fare al processo sulla trattativa tra Stato e mafia in corso a Palermo).
Ecco una Corte Costituzionale eletta interamente dalla politica.
In più, a titolo di anticipazione di quello che ci aspetta con il sostanziale Governo Renzi-Berlusconi, ecco il ripristino dell‘anatocismo bancario, ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi a spese di famiglie e imprese: un grande regalo alle banche!
Ecco il Pos imposto a tutti i professionisti del nostro Paese: avvocati, ingegneri, architetti, geologi, agronomi, medici, dentisti, commercialisti, artigiani e via continuando: un altro regalo alle banche.
Ecco la vendita dei ‘gioielli di famiglia’, cioè delle grandi aziende di Stato, eredi, guarda caso, di quelle Partecipazioni statali italiane che, tra il 1989 e il 1992, avevano fatto le scarpe alle omologhe grandi aziende francesi e tedesche (e anche a certi gruppi privati, soprattutto tedeschi).
Ma le domande che poniamo oggi non riguardano “i solchi bagnati di servo sudor” di oggi: ormai, il nostro servaggio all’Unione europea dell’euro è un fatto assodato: senza sovranità monetaria siamo ormai nessuno mescolato con niente.
Noi, oggi, ci vogliamo chiedere e vogliamo chiedere: che fine hanno fatto gli ‘intellettuali’ di destra e di sinistra della politica italiana?
Per la destra, per esempio, abbiamo un esempio di casa nostra: Pietrangelo Buttafuoco, che dopo aver operato, da ‘intellettuale’, nel Teatro di Catania ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo l’ ‘Autonomista’, oggi non trova di meglio che sputare sull’Autonomia siciliana, ovvero sul piatto dove ha mangiato anche lui. Grandioso!
Ma non migliori di lui sono gli ex ‘intellettuali organici’ della sinistra italiana di matrice comunista e gli ‘intellettuali’ di matrice socialista. Cosa hanno detto e cosa dicono questi signori di tutto quello che è successo e succede in Italia?
Passi che non abbiano detto nulla sull’Europa finto-unita e che, anzi, abbiano magnificato l’euro. Passi pure il loro silenzio su Fiscal Compact e Two Pack. Ma dell’abolizione del Senato, della Camere dei deputati di ‘camerieri’, del tentativo di mettere la mordacchia alla magistratura, della Corte Costituzionale a sovranità politica, insomma di un disegno che ricorda tanto la P2 di Licio Gelli non hanno nulla da dire?
Non hanno nulla da dire sul fatto che la legge sulla sostanziale abolizione del Senato, se passerà, passerà grazie ai voti di Berlusconi? Che fine hanno fatto le “dieci domande”, le feste nelle ville, gli amorazzi triviali dell’uomo di Arcore? Tutto finito? Oggi che servono i suoi voti ci dimentichiamo tutto?
Gli unici a tenere un po’ la barra della serietà politica sono alcuni esponenti del PD, che però non sembrano godere della stima di tanti ‘intellettuali’. Per lo più, oggi, i liberi pensatori tacciono. Forse in attesa di ‘sistemarsi’ con i nuovi potenti.
Insomma, gli intellettuali della cosiddetta sinistra italiana non hanno nulla da dire? Che grande esempio di libertà di pensiero e di giudizio! Che grandi valori!
Aveva ragione Re Ferdinando, allora, a chiamarli “pennaruoli”?
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