Le periferie dei bambini, il rapporto di Save the Children «Per contrastare le povertà bisogna partire dall’infanzia»

«Nelle tante periferie d’Italia gli enormi agglomerati di cemento che sulla carta intendevano proporre standard qualitativi migliori, si sono dimostrati in realtà spazi inadeguati per i bambini che li abitano». Sono tante le periferie in città che si adattano alla descrizione offerta da Save the Children. E in effetti c’è molta Palermo nell’atlante dell’infanzia a rischio, curato dalla ong e giunto alla nona edizione. Non è un caso che l’edizione 2018 del report si intitoli le periferie dei bambini. Nella definizione di Save the Children le periferie dei bambini «sono luoghi rimasti sforniti di servizi e dotazioni infrastrutturali, divenuti fin da subito quartieri dormitorio, dove i giovani sperimentano una progressiva marginalizzazione alimentata dal pessimo funzionamento dei trasporti e dalla carenza di servizi. La disconnessione di questi contesti urbani restringe notevolmente l’ambiente vitale dei più giovani, riduce i loro spazi di incontro con il mondo, le possibilità di apprendimento, gli interessi e le motivazioni».

Ecco perché la nona edizione del rapporto della ong viene presentata domenica 16 dicembre presso Cre.zi. plus, ai Cantieri Culturali della Zisa, a partire dalle ore 11. Nell’atlante si conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che è poco corretto in ogni caso parlare genericamente di periferia: ha più senso invece parlare di marginalità, con una «presenza di aree vulnerabili anche all’interno del centro storico». Per Mariangela Di Gangi, operatrice sociale allo Zen, l’incontro di domani «conferma che l’associazionismo è molto più avanti rispetto alle istituzioni ed è indispensabile rispetto alle politiche dell’infanzia». La pubblicazione, a cura di Giulio Cederna e con le foto di Riccardo Venturi, è disponibile in libreria ed è arricchita di dati, mappe e storie. Si tratta di una fotografia in chiaroscuro dello stato dell’infanzia nel nostro Paese che per la prima volta usa l’indice di vulnerabilità sociale e materiale. Sviluppato recentemente dall’Istat, è stato adottato proprio per misurare il grado di vulnerabilità dei territori e identificare i quartieri più sensibili. Che nel capoluogo siciliano sono tanti.

«Palermo è una città policentrica – spiega l’operatrice sociale -, in questo senso il titolo le periferie dei bambini è emblematico. Perché sono molte di più rispetto a quelle dei grandi. Anzi, Palermo è un’intera periferia da questo punto di vista: sul campo dei diritti dell’infanzia e degli spazi negati la città non ha punte di eccellenze e di accessibilità, è una città che purtroppo ancora oggi deve fare tantissimo per non essere respingente coi bambini». Non solo. Secondo il rapporto della ong «Pallavicino-Zen, Borgo Nuovo e Settecannoli sono i quartieri che possiedono il maggior numero di Neet», vale a dire i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e neanche lo cercano il lavoro. Con una media del 19,9 per cento: vale a dire che un giovane su cinque ha ormai perso la speranza di creare e vivere il proprio futuro in città. 

«Secondo quanto emerso dalle denunce di chi abita nei quartieri sensibili – osserva ancora Save The Children – sono quattro gli indicatori che hanno un maggiore impatto sulla popolazione più giovane: criminalità, scarsa illuminazione, sporcizia delle strade e inquinamento dell’aria». Tutti fattori che a Palermo sono purtroppo ampiamente rappresentati, e dei quali non si vede una soluzione a breve termine. Come se ne esce? «Disinvestire sulle politiche dell’infanzia non solo cristallizza la situazione di rischio ma quasi la causa – dice Di Gangi – Come si può fare un lavoro di prevenzione se non ci sono politiche rivolte al futuro? Come fai a combattere davvero le marginalità, e non soltanto ad assisterle e a minimizzarle? Lo fai occupandoti delle politiche per l’infanzia. L’unica vera politica che mette a sistema il contrasto alla povertà è questa. Le generazioni si salvano se ce ne occupiamo sin dalla primissima infanzia. Questo manca sia a livello locale che a nazionale. Si parla ad esempio sempre più di contrasto alle povertà, ma in chiave assistenzialistica e in alcuni casi anche giudicante. Chi fa il mio lavoro sa che in una città in cui ci sta bene un bambino ci stanno bene tutti». 

All’incontro di domenica interverranno Cristina Alga, Giulio Cederna, Pasquale D’Andrea (garante per l’Infanzia e Adolescenza del Comune di Palermo), Francesco Di Giovanni, Antonietta Fazio, Christian Picciotto, Marco Picone e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo. In contemporanea saranno organizzati i laboratori per bambini e bambine a cura dell’associazione San Giovanni Apostolo Onlus, di Mare Memoria Viva e del Laboratorio Zen Insieme.

Andrea Turco

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