Le luminarie di Palermo, ovvero l’arte di arrangiarsi «Con le luci accese tutto sembra ancora possibile»

Alla signora Angela non importa che le luminarie collegate dal suo balcone a quello di fronte, in via dei Materassai, oscillino pericolosamente. Lei vuole solo che nessuno tocchi le feste, «Natale è con le luci, se no non è Natale» urla dal balcone quando il cronista chiede spiegazioni. La signora Angela non è la sola a pensarla così. A Palermo sulle luminarie vige il più rigoroso fai da te. 

Escluse le strade principali della città, vale a dire Via Roma, corso Emanuele e via Maqueda fino a via Libertà (a quelle pensa come al solito il Comune, garantendo a tratti illuminazioni faraoniche), il resto delle strade e delle vie è colorato da mille illuminazioni spontanee, messe su da residenti e commercianti. Lì dove non può l’amministrazione pubblica può l’inventiva e l’estro dei palermitani. Che riesce ad adornare tutto: balconi, piante, alberi, ruderi.

«In via Papireto le luci le hanno messe solamente residenti e commercianti» osserva Vittoria, barista di Arte Caffè. «Eppure siamo in una della strade principali, che collega la Cattedrale al Tribunale» aggiunge Giovanna, studentessa dell’Accademia delle Belle Arti. E proseguendo sulla strada ci sono autentici capolavori. «Avanzando nella deserta e metafisica Piazza della Memoria – dice Anna Farinella – una scritta luminosa sulla chiesa della Madonna del Lume: W GESUBAMBINO, tutta attaccata, senza accento e con la N al contrario. Quando l’ho vista per un attimo ho creduto che fosse ancora tutto possibile».

Situazione simile nei mercati storici della città, che continuano a brulicare di neon e fili piazzati un po’ ovunque. «Ci diamo da fare» sintetizza Giovanni, che a Ballarò ha una bancarella di frutta e verdura. E forse il senso delle luminarie a Palermo sta tutto qui: darsi da fare, non aspettare l’intervento pubblico, non delegare ma agire in prima persona abbellendo gli spazi propri e quelli comuni. Perchè si sa che a Natale siamo tutti un po’ più buoni. E magari un po’ più attivi

Lo testimonia ad esempio l’albero di piazza Caracciolo. Denominato l’albero dei desideri, è stato sì installato dal Comune ma ad addobbarlo sono stati i residenti e i componenti del neonato Comitato Vucciria. Su ogni ramo ci sono le lettere e le richieste di chi il quartiere lo vive ogni giorno, e allo stesso tempo le decorazioni che ciascuno ha portato. Discorso simile per piazza Aragona, dove gli artigiani di Alab hanno provveduto ad abbellire gli spazi con panchine, tappeti rossi e un altro albero di natale dei desideri. 

Andrea Turco

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